PISL “Recupero e riqualificazione delle strutture urbane dell’antica regione del Mercurion”
-Laino Borgo
-Aieta
-Laino Castello
-Orsomarso
-Papasidero
Introduzione
La progettazione integrata è diventata oggi lo strumento per elaborare i documenti di orientamento generale per le politiche e gli interventi di sviluppo sul territorio. Il PISL elaborato e presentato attraverso il partenariato dei comuni vuole inserirsi in questa tematica e negli ultimi mesi, preventivamente alla formazione del medesimo partenariato, i sindaci dell’area interna dell’alta Calabria, e più precisamente della zona che anticamente rappresentava l’area geografica del Mercurion, ( il territorio del Mercurion identifica un’area alle falde del massiccio del Pollino in cui fiorì per molti secoli il monachesimo greco-orientale) congiuntamente alle associazioni presenti sul territorio, si sono riuniti più volte per definire una strategia comune.
Il punto di partenza fu quello che si può condensare in una affermazione comune a tutti :
“ricostruire il legame virtuoso tra borghi antichi, condizioni ambientali e sviluppo economico“
L’idea forza del Pisl |
“Incrementare la competitività creando un sistema equilibrato che, mirato alla valorizzazione economica delle aree del Mercurion e quindi delle tradizioni ed identità locali (storiche,culturali, sociali, turistiche, naturali, rurali, artigianali), si alimenti di legami virtuosi tra condizioni storiche ed ambientali, sviluppo economico e benessere sociale“.
Nella strategia espressa attraverso l’idea forza scelta per il PISL Mercurion è facilmente individuabile l’enfasi posta sulla sostenibilità dei processi di sviluppo sia a livello ambientale che socio/culturale. Più puntualmente l’idea forza si fonda sui seguenti elementi da incrementare attraverso la competitività:
Riconoscendo le tre dimensioni, economica, sociale e storico-ambientale correlate nel PISL Mercurion , ne emerge uno strumento di progettazione integrata innovativo in quanto strategicamente orientato a valorizzare le interrelazioni fra le tre dimensioni dello sviluppo.
In tal senso il PISL Mercurion, concepito fin dall’inizio degli incontri,anticipa significativamente la sostenibilità dello sviluppo come cardine nella programmazione europea dei fondi strutturali 2007-2013 e del Programma Operativo Regionale della Regione Calabria per il periodo 2007-2013.
L’Idea forza del PISL con gli Obiettivi di carattere generale sopra indicati, si realizza quindi nel definire, avviare e sostenere percorsi e processi di sviluppo sostenibile in grado di valorizzare il potenziale endogeno locale, rilanciare l’occupazione e tutelare l’ambiente.
Infatti la priorità delle Misure e degli interventi fa leva sulle risorse endogene (l’ambiente e la cultura locale per sollecitare e qualificare un turismo di qualità in un contesto ambientalmente già tutelato in quanto parte integrante del territorio del Parco del Pollino.
Idee di fondo:
In particolare l’idea del PISL vuole attivare le seguenti azioni:
Area del PISL
In ambito amministrativo il PISL Mercurion è da individuare nei comuni di:
e rappresenta un territorio complesso ed articolato sia dal punto di vista naturale che di quello sociale. Il territorio è inserito inoltre nel Parco Nazionale del Pollino. Il parco è stato istituito nel 1988, mentre la perimetrazione è del 1990 insieme alle misure di salvaguardia. I cinque comuni ricadono nella sua perimetrazione. Le finalità che hanno portato all’istituzione di questo Parco non hanno come solo obiettivo la salvaguardia dell’importantissimo territorio naturale, paesaggistico e ambientale, ma si propongono anche di creare e coordinare gli strumenti operativi necessari alla corretta e razionale gestione delle risorse ambientali che con le sue montagne e le rocce per tratti strapiombanti, i sentieri e le strade panoramiche che si srotolano fra le gole, le montagne, i boschi ed i borghi antichi dell’entroterra, rimasti intatti nella loro dimensione storica, è tra gli ambienti più incantevoli che la natura ha voluto regalarci. E’ un dono di cui bisogna essere consapevoli, da preservare, da curare, ma anche da apprezzare meglio, scoprendo più nei dettagli l’infinità di risorse che ci offre.
IL QUADRO ANALITICO DI RIFERIMENTO
La formazione del partenariato.
Il Progetto Integrato di Sviluppo Locale “Recupero e riqualificazione delle strutture urbane dell’antica regione del Mercurion” è il risultato di un percorso di concertazione tra soggetti istituzionali e pubblici che ha preso avvio nel febbraio del 2011 e si è concluso nel mese di novembre impegnando il tempo complessivo di 9 mesi, fino alla formulazione di un progetto comprendente cinque interventi che possono essere assimilati a laboratori comuni i cui beneficiari sono i medesimi soggetti di partenariato.Nel corso delle riunioni si è deciso di nominare un soggetto capofila che fosse espressione delle varie componenti presenti nella concertazione con il compito relazionarsi con gli altri soggetti per l’ organizzazione del gruppo e a tal fine è stato scelto il comune di Laino Borgo.In questa fase preliminare, oltre alla preparazione tecnica delle idee di progetto e dei criteri generali per la composizione e valutazione delle operazioni si è proceduto alla individuazione dell’idea trainante dell’intera operazione nonché all’individuazione delle priorità emerse a livello locale nel corso degli incontri avuti.L’obiettivo di questo strumento è di mostrare una lista di possibili strumenti di analisi tecnica del territorio dai quali è possibile ricavare delle parziali informazioni o semplicemente dei dati significativi per le progettualità espresse da ogni soggetto. La ricerca di una idea guida attorno alla quale costruire il partenariato è destinata a incontrare e sottoporre a verifica le indicazioni derivanti da altri strumenti già predisposti.Il territorio, dal punto di vista di chi si accinge a progettare delle strategie, è sempre il risultato di una stratificazione di processi, di progetti e di reti di relazioni. Questo strumento può tuttavia contribuire a ricostruire il contesto entro cui progettare le azioni, consentendo di garantire un duplice fuoco: sui soggetti e sugli strumenti.
Elaborazione tematica comune
L’evoluzione complessiva degli strumenti e delle politiche di sviluppo del territorio del “Mercurion” trova riferimento e vigore con la stipula di un protocollo d’intesa da parte di cinque realtà comunali che pur nella loro diversità geografica rappresentano e portano insieme caratteristiche tipologiche che possono essere assimilate come omogenee e simili. Questa esperienza, anche se non rappresenta in assoluto la prima iniziativa di sviluppo locale concertato e partecipato, può essere considerata come l’inizio di una attività di programmazione che coinvolge alcuni attori locali e che attraverso varie fasi – e strumenti – vuole sviluppare un progetto comune capace di legare ancora di più un’ unica realtà territoriale.
In passato in questi luoghi si sono portati avanti una serie di interventi e di progetti espressione delle politiche di sviluppo locale talvolta tra loro dissonanti, non perfettamente coerenti, per via anche del carattere squisitamente politico-dimostrativo di alcune iniziative. Agli errori del passato si è col tempo aggiunta un’ assenza di strutture di programmazione stabili.Tuttavia oggi si sta cercando, nel rispetto dei principi di fondo della concertazione locale e della dimensione politico-territoriale data dalla dell’area dell’alto tirreno cosentino, di sviluppare un’ impostazione coerente con gli intenti del programma PISL. L’ idea alla base della presentazione di questo progetto è il recupero e la riqualificazione delle strutture urbane dei soggetti interessati. Nello specifico l’ idea è di realizzare, con tratti progettuali unitari, un’ asse infrastrutturale (pavimentazioni stradali, sottoservizi, arredo urbano, verde pubblico, segnaletica locale e turistica, sentieri, fontane) che idealmente attraversa gli antichi borghi medievali rigenerandone lo spirito di appartenenza e quello di comunanza. Si propone pertanto di realizzare progetti che nella scelta dei materiali da impiegare esprimano una tradizione capace di rinnovarsi, rafforzarsi e migliorarsi, valorizzando il contesto passato anche attraverso soluzioni moderne ed efficienti.
Tutti i comuni consorziati ai fini di questo PISL appartengono al medesimo territorio -così come viene descritto nel successivo paragrafo che ne analizza e ne esplicita le caratteristiche peculiari- su cui per secoli hanno esercitato la propria sovranità/indipendenza alimentare condividendo destino e sorte: non si tratta semplicemente di “abbellire” gli antichi assi stradali che mettevano e mettono in comunicazione tra loro i vari comuni, ma soprattutto di un’ operazione atta a valorizzare l’ identità storico-culturale di questi luoghi.Si è cercato infatti di pensare ad elementi unificanti del processo di trasformazione del territorio: in primo luogo è da evidenziare la coerenza tipologica degli interventi proposti, in secondo luogo bisogna sottolineare come questi interventi tutti assieme esprimono un intento collettivo di valorizzare le caratteristiche medievali e le generali radici prima bizantine e poi longobarde degli stessi comuni.
Le finalità e il sistema degli obiettivi del Patto di Partenariato.
Le diverse finalità sottese da tale forma di associazione tra le varie amministrazioni comunali, si possono riassumere in due punti dello sviluppo locale da affrontare con il patto stesso. In primo luogo emerge la necessità di ricostruire il legame virtuoso tra comunità dello stesso territorio in condizioni ambientali simili. Il perseguimento di questa finalità è demandato alla realizzazione di una serie di azioni che riguardano una tipologia comune degli interventi e soprattutto la loro localizzazione all’ interno degli insediamenti storici. Inoltre gli attori di partenariato dovranno puntare sulle risorse naturali e paesaggistiche che sono parte integrante dei territori medesimi.
In secondo luogo si individua nell’apparato delle infrastrutture un punto debole del sistema. Le infrastrutture a cui ci riferiamo sono in particolare quelle necessarie all’ attraversamento e alla messa in relazione dei vari comuni, giudicate insufficienti per le esigenze di uno sviluppo complessivo del territorio.Strumentale poi al perseguimento di questi obiettivi è l’incremento di efficienza delle Pubbliche Amministrazioni, in particolare per quanto riguarda la celerità dei servizi e la capacità di veicolare all’esterno un unico messaggio attrattivo.
Il vero nucleo del Partenariato è però costituito dagli impegni che i diversi partecipanti sottoscrivono fornendo un’ immagine migliore del contenuto operativo dei singoli progetti.
Gli obiettivi strategici individuati dal Partenariato sono:
• la valorizzazione delle strutture urbane storiche di età tardo medievale
• la valorizzazione delle strutture architettoniche storiche
Tramite questi due obiettivi si possono attivare ulteriori strategie di intervento sul territorio:
• la valorizzazione delle valenze paesaggistiche
• la valorizzazione dei prodotti tipici
• la valorizzazione del sistema agro-pastorale
All’interno della prima griglia di obiettivi strategici le singole amministrazioni hanno elaborato una serie di proposte che sono state esplicitate negli incontri avuti nel corso del tempo.Inoltre all’unanimità si è stabilito che gli stessi soggetti sarebbero dovuti intervenire con modalità tecniche che di fatto fanno presagire un intervento comune sia nelle caratteristiche tipologiche che nell’uso dei materiali come è stato spiegato al precedente paragrafo.Dunque il programma elaborato sollecita e promuove una capacità di programmazione a livello di area, sia perché questa è la dimensione più congrua a una visione strategica degli obiettivi di sviluppo locale, sia in risposta all’eccessiva frammentazione tipologica degli interventi. Agire su piani diversi, con elementi diversi senza un filo conduttore comune si ritiene che possa essere un elemento negativo capace di enfatizzare il locale in localismo, contribuendo ad accentuare gli elementi di dipendenza delle aree marginali dell’entroterra.Per questo motivo gli obiettivi strategici sono stati pensati ed intesi come uno strumento che cerca di spostare questa traiettoria, modificando il persistente vincolo sulle capacità di governare i processi di recupero urbano e portando l’esperienza degli attori istituzionali su un piano comune.
CARATTERISTICHE DEL TERRITORIO INTERESSATO DALL’ AZIONE DEL PISL
Cenni storici.
La Valle del Mercurion: singolarità e specificità della Calabria longobarda
I peculiari caratteri di unicità del territorio delle amministrazioni di Laino Borgo (soggetto capofila), Aieta, Laino Castello, Orsomarso, Papasidero sono ben rappresentati dalle comuni radici storico-culturali che contraddistinguono e qualificano le aree oggetto dell’ azione del PISL. Inoltre i tratti di questa particolare comunanza culturale sono evidenziati da numerosi fattori fisici, paesaggistici, architettonici presenti in quest’ area di passaggio e di confine della nostra Regione. Il comprensorio dei comuni, caso particolare ed interessante in Calabria e nel panorama nazionale, è caratterizzato dalla viva presenza di strutture architettonico-urbanistiche altomedievali e della civiltà Longobarda in particolare. Quella Longobarda si tratta di una forma di cultura i cui influssi troppo spesso sono stati trascurati a scapito di idealizzazioni di periodi precedenti, in particolare quello classico della Magna Grecia, che invece non hanno lasciato segni altrettanto evidenti. I longobardi, “barbari” di origine Germanica, si spinsero fino nel Meridione d’ Italia fondendo le proprie strutture politiche e sociali con il mondo bizantino e romano ormai al tramonto: Sarà proprio nel meridione che nasceranno siti longobardi che dimostrano sorprendenti capacità tecnologiche, artistiche e pratiche: si tratta non solo delle città e del loro assetto urbanistico, ma anche dei singoli palazzi e castelli, le chiese e i monasteri extra-urbani e rurali, le torri isolate nel territorio e i santuari, i percorsi e i tracciati utilizzati per mettere in comunicazione i vari insediamenti, le vie commerciali e quelle militari.
La cultura materiale medievale e longobarda di questo territorio risulta evidente non solo nei resti architettonici, ma risulta attualizzata ancora oggi nei tanti “relitti” toponomastici, linguistici, antropologici ancora oggi presenti.
Il paesaggio di questo tratto dell’ Appennino Meridionale è anche caratterizzato dalla presenza di un’ area protetta come quella del Parco nazionale del Pollino ricca di incredibili valenze naturalistiche e soprattutto dalla presenza di castelli costruiti a controllo del territorio circostante.
Il prof. Pietro Dalena, professore ordinario di Storia Medievale presso l’ Università della Calabria riferendosi al comprensorio oggetto dell’ azione del Pisl si esprime dimostrando interesse e necessità di investimenti e valorizzazione di questi luoghi:
Laino Borgo e la rupe di Laino Castello
“La vicenda longobarda nel Mezzogiorno è dai più ritenuta di secondaria importanza nell’evoluzione storica delle nostre terre, sommersa come è dalla abbacinante presenza di tracce così consistenti e illustri di altre civiltà più reclamizzate e considerate, portato di un vecchio assioma secondo il quale l’età classica rappresenterebbe il vertice di quasi ogni aspetto della vicenda umana premoderna.
Al contrario spesso si dimentica quanto si debba all’azione dei Longobardi nel Mezzogiorno e in Calabria in particolare.
Questi ‘’Barbari’ trovarono infatti un mondo in materiale dissoluzione e lentamente cominciarono a costruirne uno nuovo, su basi sociali, economiche, spirituali, ideali, per molti aspetti diverse da quello che aveva caratterizzato l’età precedente. Anche dal punto di vista della geografia dei luoghi, nell’età longobarda molto cambiò nel Mezzogiorno e le nostre città e i nostri paesi oggi, per tanti aspetti, si riconoscono molto di più negli
interventi che si produssero in età longobarda piuttosto che nelle organizzazioni
urbanistiche o territoriali greche o romane..
Solo a volere procedere per vertici, si pensi ad esempio alla rifondazione di Salerno da parte di Arechi II, città ormai ridotta a un misero villaggio negli anni immediatamente precedenti la conquista longobarda, o alla fondazione ex novo di centri poi divenuti cardini nella organizzazione amministrativa del territorio fino ai giorni nostri, quali Avellino e la nuova Capua sul Volturno, per non parlare della rivitalizzazione di Benevento o di Lucera.
Rappresentazione della calabria in epoca tardo medievale
Così in Calabria città come Cosenza e Cassano furono rivitalizzate dall’azione dei Longobardi, grazie anche alla loro posizione strategica nello scacchiere delle comunicazioni appenniniche e tra le coste ionica e tirrenica.
La stessa Laino acquisì rinnovata importanza nell’alto Medioevo, se non fu addirittura fondata ex novo, grazie all’azione dei Longobardi di Benevento… Rocche inerpicate, ricetti difensivi, borghi fortificati, torri isolate, fortezze, residenze signorili, ma anche centri produttivi, monasteri e santuari, hanno formato nei lunghi secoli del Medioevo un complesso di esperienze insediative a carattere monumentale che ancora oggi segna la quotidianità di chi vive queste terre”. (P. DALENA, Dagli Itinerari ai percorsi. Viaggiare nel Mezzogiorno medievale, Bari 2003)
Tra i vari possedimenti longobardi spicca Laino che fu sede di un importante gastaldato longobardo a partire dall’ VII secolo, quando lo storico Paolo Diacono (Historie Langobardorum) la cita come civitas
Tuttavia il comprensorio ed i vari comuni risultano storicamente legati per essere situati a controllo di un importante snodo viario che metteva in comunicazione la Calabria con la Campania e la costa tirrenica con quella ionica.
La valle del Mercurion si trova infatti in prossimità del tracciato della della via Herculia –costruita sotto gli imperatori Massimiano e Diocleziano- che collegava trasversalmente la Basilicata alla Calabria da Rotonda a Morano Calabro, così come riportato dall’Itinerario di Antonino e probabilmente è su quest’asse che Procopio di Cesarea, storico bizantino del VI sec., pone la porta di accesso da quel versante al Bruzio, di una regione disagevole, chiusa dalle montagne e attraversata da poche strade, che venivano a riunirsi strettamente a formare quella che i Latini denominavano Pietra del Sangue, individuata dal Giullou e ribadita dalla Noyé come valico “che apre la strada di Laino”.
La valle è inoltre interessata dalla traiettoria della via Annia/Popillia o ab Regio ad Capuam quale territorio di passaggio per i motivi più variegati, dai pellegrinaggi di San Nilo di Rossano fino alle guerre che ne fanno la cosiddetta “via degli eserciti”, veloce itinerario verso Salerno e Capua, percorsa nell’aprile del 964 da Ottone I, che tra Cassanum e Petra Sanguinariam pone il suo accampamento, e da Ottone II che, tra il 31 luglio e il 2 agosto 982, in fuga dopo la disfatta di Capo Colonna, attraversa Laino e la Valle del Mercurion proveniente da Rossano.
Tabula peutingeriana nella quale è inserito un insediamento Lavinium nella media Valle del Lao
La valle del Mercurion viene inoltre inserita nell’ omonima enclave monastica compresa nel quadrilatero Laino-Orsomarso-Scalea-Maratea ed è all’interno di un’area di sviluppo locale del pellegrinaggio verso il santuario di Santa Maria delle Armi di Cerchiara.
Durante il medioevo inoltre la valle fu uno dei grandi centri dei monaci basiliani, ovvero quei monaci che si ispirano alla regola dettata da San Basilio Magno. In tutto il territorio di Papasidero in particolare sono molto numerose le vestigia di questa antica presenza: dai nomi dei luoghi alle testimonianze artistiche che si possono incontrare.Ad esempio particolarmente suggestive sono presenze come il santuario della Madonna di Costantinopoli che si incontra lungo il fiume Lao, in un incantevole e sorprendente scenario naturale oppure le icone lungo il sentiero che da Papasidero conduce ad Orsomarso lungo un viottolo che costeggia tra le rocce il medesimo fiume.
Il paesaggio del Fiume Lao e il contesto naturale come elemento di sfondo comune
L’ antica valle del Mercurion rappresenta un territorio di incredibile interesse paesaggistico e naturalistico oltre che storico.
L’elemento geografico di riferimento nell’area del partenariato è il fiume Lao (una volta chiamato Mercurion, oggi Mercure nella sua parte lucana) e la retrostante catena montuosa dell’appennino calabro-lucano con il Massiccio del Pollino.
Il fiume Lao ed i suoi affluenti hanno influenzato in modo determinate l’area anche dal punto di vista morfologico per la predominanza di alluvioni oloceniche antiche, recenti ed attuali, frutto di una dinamica fluviale estremamente attiva. Nella porzione a sinistra del fiume compaiono i lembi meridionali del cosiddetto “livello fondamentale della collina”, dove è posizionato l’abitato di Aieta.
Gli altri centri urbani risultano immediatamente collegati alla dinamica fluviale.Il Lao inoltre dà il nome alla Riserva naturale Valle del Fiume Lao, istituita nel 1987 all’interno del Parco nazionale del Pollino.Il Parco del Pollino rappresenta con tutte le sue evidenze naturalistiche e paesaggistiche un ulteriore comune denominatore tra i vari comuni.Il Parco nazionale del Pollino è stato istituito nel 1988, mentre la perimetrazione provvisoria è del 1990 insieme alle misure di salvaguardia. Tra gli anni 1993 e 1994 prendono corpo e sostanza gli organismi amministrativi e tecnici: Presidente, consiglio di amministrazione, Direttore e la sede dell’Ente di gestione ubicata in Rotonda (PZ). Il Pollino diventa l’area protetta più estesa d’Italia a cavallo fra il confine geografico e amministrativo delle Regioni Calabria e Basilicata, con 3 Province (Cosenza, Potenza, Matera), 56 Comuni di cui 32 in Calabria e 24 in Basilicata, 9 Comunità Montane, e 4 riserve naturali (2 delle quali interessano i comuni di Papasidero e quello di Orsomarso rispettivamente per la riserva della Valle del fiume Lao e la riserva della Valle del fiume Argentino).Tra le tantissime altre specie arboree presenti nel Parco vi sono l’abete bianco, il faggio, tutti e sette i tipi di aceri di cui l’acero di Lobelius, il pino nero, il tasso diverse specie di querce, castagni, ed alle quote più elevate e sui pendii più ripidi è presente il Pino loricato, specie rarissima (in Europa presente solo qui e nei Balcani), che si adatta agli habitat più ostici, dove altre specie molto rustiche (il faggio in primis) non sono in grado di sopravvivere.
La vegetazione naturale è pressoché costante , in relazione alla notevole diffusione delle aree forestali ; fanno eccezione le aree dell’alta montagna spoglie di vegetazione.La vegetazione potenziale dell’area è identificabile nel bosco planiziale dominato dalla Farnia (Quercus robur).Anche la fauna è varia, e comprende specie ormai estinte in altre zone montuose. Sono presenti l’aquila reale, il picchio nero, il gracchio corallino, il lanario, il capovaccaio, il nibbio reale, il gufo reale, il gufo comune, il corvo imperiale, il falco pellegrino, il driomio, il lupo appenninico, il gatto selvatico, il capriolo autoctono di Orsomarso e la lontra. Di recente sono stati reintrodotti il cervo e il grifone.Nel Parco e nei comuni interessati da questo PISL è possibile praticare escursionismo e trekking oltre che vari sport legati alla varietà dei paesaggi. Si tratta di luoghi frequentati infatti dagli amanti dell’ alpinismo, del torrentismo, del rafting, dello sci di fondo, della speleologia, della mountain-bike, ecc.Il clima dell’area può essere definito, secondo Charles W. Thornthwaite (Thornthwaite, 1957), da subumido a subarido; esso presenta infatti precipitazioni che hanno maggiore intensità nei mesi primaverili e autunnali mentre i valori minimi si registrano nei mesi di luglio ed agosto, dove si creano condizioni più o meno prolungate di indisponibilità di acqua per le piante. La piovosità media annuale cresce progressivamente procedendo dal livello del mare verso l’entroterra.L’andamento della temperatura è caratterizzato da una marcata escursione termica stagionale, con inverni molto freddi ed estati molto calde. La vegetazione naturale è pressoché costante , in relazione alla notevole diffusione delle aree forestali ; fanno eccezione le aree dell’alta montagna spoglie di vegetazione.Il territorio è inoltre segnato da una fitta rete di corsi d’acqua e di gole di erosione mentre l’assetto agronomico del territorio è caratterizzato prevalentemente da seminativi (cereali), da colture foraggere , da colture frutticole (pero, melo e susino), colture orticole da pieno campo (pomodoro, cocomero, cipolla) ed infine dalla viticoltura in quantità sporadiche.
Analisi ambientale e sociologica
I centri storici che caratterizzano i comuni di questa area territoriale anche se non importanti dal punto di vista storico-architettonico, conservano – nella loro unicità – un indiscusso valore ambientale e testimoniale; essi appartengono quasi nella totalità dei casi a comuni cosiddetti “polvere”, molto spesso montani e caratterizzati da un progressivo fenomeno di spopolamento e abbandono, particolarmente inquietante se analizzato poi rispetto alla crescita imponente della fascia di popolazione anziana che normalmente vi risiede.
Questi centri storici hanno perso gradualmente, oramai da anni, la loro funzione principale di luogo di attività di servizio e di artigianato (fino alla fine degli anni sessanta rappresentavano il cuore pulsante della comunità locale). Ricadono in zone sismiche a pericolosità medio-alta, e con gravi dissesti idrogeologici diffusi su gran parte del territorio – e da qui anche la necessità urgente di una loro messa in sicurezza adeguata.
Infine, ma non di minor importanza, è la questione che riguarda la strategia di sviluppo territoriale messa in atto dai governi locali e sovralocali. Ad un atavico ritardo della definizione di strumenti di programmazione e di pianificazione territoriale ed urbanistica – frutto questo di un deficit culturale che di fatto sembra disconoscere il valore della pianificazione del governo del territorio come processo necessario per innescare dinamiche programmatiche di sviluppo (nelle agende politiche locali investire su tali
provvedimenti, che in una corretta logica di sviluppo territoriale, dovrebbero considerarsi strutturali oltre che strategici, è quasi sempre, invece, un obiettivo secondario o straordinario) – si associa una mancanza di sensibilità diffusa verso quelle che sono le normali azioni di valorizzazione e di corretta gestione di tessuti urbani delicati come quelli dei centri storici.
In alcuni casi, in mancanza di validi strumenti di controllo e di regole si assiste ad un allentamento della vigilanza alle trasformazioni sul tessuto urbano storico giustificato paradossalmente – e drammaticamente -quasi dal non voler bloccare le poche iniziative di tipo privato che rappresentano, in un depauperamento urbano ed economico generale, note di dinamismo locale da assecondare e non da ostacolare anche quando queste sono palesemente poco rispettose rispetto al contesto urbano di riferimento.
In questi centri storici, il progressivo e significativo fenomeno di abbandono della popolazione, si è soprattutto manifestato in alcune forme:
Il sistema agricolo
Lo sviluppo rurale integrato: una premessa indispensabile.
Lo sviluppo delle aree rurali non è più da intendersi in modo matematico. L’agricoltura di tali aree non ha le condizioni intrinseche per competere con quella delle aree più forti; deve quindi seguire strategie alternative, quali la qualità, la gestione e valorizzazione dell’ambiente, la tipicità, fornendo così fonti alternative di reddito e favorendo la permanenza delle popolazioni rurali. Lo sviluppo rurale deve quindi essere riconsiderato in modo integrato con tutti i comparti produttivi, rafforzando il ruolo multifunzionale dell’azienda agricola come centro del sistema rurale. Il comparto agricolo nell’area del Mercurion risponde ad una serie di funzioni primarie e derivate di notevole importanza.
L’agricoltura garantisce quindi:
Pur rivestendo questa pluralità di funzioni, il comparto agricolo si trova di fatto compresso tra la realtà turistica della costa e quella ambientale dell’entroterra, dove nelle aree demaniali la convivenza non appare sempre facile. L’agricoltore, invece dovrebbe esser considerato a tutti gli effetti il garante dell’integrità del territorio, in quanto è proprio il territorio la sua prima risorsa, la sua casa, la sua impresa e tale ruolo di presidio attivo dovrebbe poter essere riconosciuto in modo semplice e diretto. E’ un processo di codifica di un ruolo storico dell’impresa agricola montana, ruolo messo in disvalore dai processi culturali degli anni dello sviluppo industriale e che ora torna al territorio attraverso un processo di legittimazione esterna. Non solo l’impresa agricola provvede alla corretta manutenzione dei terreni agricoli e boscati, delle strade interpoderali, ma soprattutto garantisce la presenza di un punto di riferimento per le piccole comunità disperse nelle frazioni. Quale custode attivo del territorio, l’imprenditore agricolo deve vedersi riportate quelle competenze e quei corretti metodi di intervento che hanno costituito nei secoli la cosiddetta “buona prassi” di gestione delle aree rurali , cioè il patrimonio consolidato di usanze e tradizioni della gente di montagna.
Il sistema artigianale
Non esistono vere e proprie attività artigianali legate al settore storico-artistico, ma l’artigianato è legato spesso alla produzione di prodotti tipici la cui tradizione si tramanda magari da generazioni: produzione di formaggio, ortaggi,olio di oliva e miele. La presenza diffusa di piccole realtà artigianali garantisce il mantenimento di forme di reddito e occupazione alla popolazione locale e aiuta a mantenere viva la preziosa rete di relazioni umane e professionali sul territorio. L’artigianato è un settore a cui si guarda con attenzione per le potenzialità che esprime anche in termini di potenziali sbocchi sul mercato: i gusti dei consumatori,dopo gli anni della standardizzazione e della globalizzazione, adesso segnalano una crescita nella richiesta di prodotti artigianali, tipici, tradizionali. La situazione attuale del comparto artigianale vede operare accanto a realtà produttive tradizionali, alcune piccole imprese legate a settori diversi come quello dello sport (rafting) la cui presenza è la conseguenza della forte spinta alla modernizzazione degli anni passati che ha portato alla scomparsa di alcune attività artigianali storiche, sostituite da nuove perché ritenute più economiche, senza tenere conto del contesto naturale e ambientale del luogo.
Azioni di intervento del PISL
Rapporto con gli insediamenti
La programmazione del PISL intende dar luogo ad un complesso di azioni,strettamente coerenti e correlate tra loro che convergono verso un comune indirizzo di sviluppo del territorio, giustificando un approccio attuativo unitario.Gli interventi volti a dare attuazione al PISL sono peraltro molteplici, andando ad incidere su tutte le componenti locali che insieme concorrono a dar vita ad un insieme territoriale localizzato di beni comuni producendo vantaggi collettivi non divisibili e non appropriabili privatamente. Ciascuno dei cinque interventi proposti contribuisce quindi congiuntamente al raggiungimento dello stesso fine.Considerando la vocazione turistica che contraddistingue il contesto in esame, l’obiettivo strategico individuato è finalizzato a potenziare, organizzare e qualificare ulteriormente, in maniera integrata – per quanto attiene le risorse- e sinergica – per quanto riguarda i cinque soggetti promotori- la proposta di sviluppo del PISL.Le varie iniziative sono divise in due classi di intervento a loro volta complementari ed integrate tra loro:
In questo progetto si prevede il recupero del manufatto storico nel rispetto della strutturazione dell’edificio medesimo con utilizzo di materiali e tecniche costruttive assimilabili a quelle preesistenti. Si prevede utilizzo di materie naturali presenti nell’area.
Queste iniziative prevedono il recupero e la rifunzionalizzazione degli antichi tracciati viari che sono in seguito alla urbanizzazione diventati armatura urbana. In molti casi i tracciati collegavano le medesime realtà insediative presenti lungo i percorsi di attraversamento dell’appennino calabro. Anche per questa ipotesi di intervento si prevedono utilizzo di materie da reperire in loco e uso esclusivo di materiale architettonico di recupero (o, dove non utilizzabile, di materiale proveniente dalla stessa area geografica) e fedele ricollocazione degli elementi strutturali. Si deve portare inoltre avanti la conservazione delle tracce del vissuto (intonaci originali, tracce del tempo, testimonianze sedimentate, etc.)..
Si prevede il recupero di spazi, strutture degradati e dismessi, di valore ambientale-naturalistico e storico-architettonico, allo scopo di realizzarvi attività d’interesse sociale-economico-culturale. (Tali iniziative oltre ad essere finalizzate ad miglioramento della qualità della vivibilità degli spazi naturali presenti nell’ambito, si pongono anche lo scopo di recuperare la memoria storica dei luoghi, degli usi del territorio e delle tecniche di gestione e conservazione della risorsa naturale, sviluppando in tale modo il senso di appartenza della comunità locale a quei luoghi e quindi contribuendo a favore di una maggiore coesione sociale); Il miglioramento della rete viaria interna ai borghi e la messa in sicurezza dei medesimiLa valorizzazione delle risorse ambientali saranno coordinate con le iniziative già esistenti nell’area, attraverso la realizzazione di nuovi spazi verdi, programmi di prevenzione e difesa del dissesto idrogeologico, di uso alternativo di fonti energetiche di tipo sostenibile ed a basso impatto ambientale;
Questo approccio strategico individua idealmente un proprio filo conduttore in grado di evocare, sotto il profilo reale, la composizione concreta delle dinamiche urbane dei centri dell’alto medioevo, ed anche le differenti tessere che insieme compongono il lavoro del PISL.
I centri storici che caratterizzano i comuni di questa area territoriale conservano – nella loro unicità- un indiscusso valore ambientale e testimoniale; essi appartengono quasi nella totalità dei casi a comuni cosiddetti “minori”, molto spesso montani e caratterizzati da un progressivo fenomeno di spopolamento e abbandono, particolarmente inquietante se analizzato poi rispetto alla crescita imponente della fascia di popolazione anziana che normalmente vi risiede. Questi centri storici hanno perso gradualmente, oramai da anni, la loro funzione principale di luogo di attività di servizio e di artigianato (fino alla fine degli anni sessanta rappresentavano il cuore pulsante della comunità locale). Ricadono in zone sismiche a pericolosità medio-alta, e con gravi dissesti idrogeologici diffusi su gran parte del territorio – e da qui anche la necessità urgente di una loro messa in sicurezza adeguata oppure come nel caso del vecchio borgo di Laino Castello l’abbandono completo. In questi centri storici, il progressivo e significativo fenomeno di abbandono della popolazione, si è soprattutto manifestato in due forme: -abbandono del nucleo storico (generalmente in collina) e trasferimento nella parte bassa che rappresenta solitamente l’area di recente espansione urbana del territorio e che ha conquistato una recente centralità oltre che a godere di una migliore accessibilità -abbandono definitivo e trasferimento in altra area urbana italiana o estera, soprattutto legata a motivi di lavoro. I fenomeni comuni dell’abbandono sono i seguenti: – bassissima % di occupazione delle abitazioni (circa il 30%)- scomparsa e progressiva chiusura di attività commerciali e artigianali, per cui i residenti dei centri storici sono obbligati a cercarli in altre parti dell’abitato con conseguenti disagi soprattutto se, nello specifico, consideriamo gli anziani che rappresentano quasi sempre la fascia di popolazione che resta e vive nel centro storico. Del resto il centro storico viene, sempre di più, a caratterizzarsi come un’area residenziale/dormitorio. – uno stato manutentivo e conservativo scadente dei tessuti edilizi (sismicamente e staticamente quasi sempre non adeguati) che, insieme all’incuria, sembra legato soprattutto all’errata convinzione – ma purtroppo diffusa tra gli stessi proprietari – che un patrimonio di tal tipo non costituisca una risorsa economica.
Il tentativo del PISL è quello di invertire le tendenze sopra descritte e di promozione di un reale coinvolgimento dei cittadini nei processi di partecipazione condivisa sulle trasformazioni e valorizzazioni del centro storico; inoltre si vuole avviare l’attivazione, attraverso la messa in rete tra amministrazioni comunali, di forme varie di governance volte a ricostituire le identità territoriali e l’integrità fisica dei centri storici.
Strategia di sviluppo e qualificazione della offerta del PISL
L’analisi della situazione attuale, delle tendenze in atto e l’analisi SWOT condotte in
relazione all’ambito di intervento, hanno condotto, alla determinazione di una strategia di
sviluppo per l’ambito di studio, incentrata fondamentalmente sull’obiettivo principale di
organizzare e valorizzare il patrimonio locale e le sue risorse, affinché tale elementi
diventino il punto di partenza di un nuovo modello di sviluppo di tipo integrato e
sostenibile del territorio.
Analisi di SWOT |
Si intende quindi stimolare è favorire l’avvio e lo sviluppo di un processo di trasformazione sociale ed economica del territorio che permetta di superare la fase di degrado ambientale e sociale, l’isolamento culturale e la perdita di identità, attivando e facendo emergere nuove opportunità di sviluppo economico e sociale a beneficio della popolazione residente e delle sue attività economiche. La strategia di sviluppo sostenibile proposta deve innanzitutto misurarsi con i fattori casuali e strutturali che hanno determinato all’interno dell’ambito di studio, quella situazioni di criticità e di debolezza che hanno compromesso le capacità competitive dell’ambito e determinato le situazioni di iniziale sofferenza delle componenti ambientali sociali ed economiche, evidenziate dalla analisi SWOT.
Partendo da tale presupposto, la strategia di sviluppo che si dovrà adottare, dovrà quanto minimo garantire una riduzione degli elementi di criticità che hanno dato luogo alla manifestazione di iniziale disagio socio-economico prima evidenziate e pertanto conseguire quindi i seguenti obiettivi generali:
– garantire una maggiore connessione ecologica tra i territori presenti nell’ambito;
– garantire una maggiore protezione del territorio contro il dissesto idrogeologico.
– valorizzare e rendere fruibile in modo integrato il patrimonio locale;
– incrementare l’attrattività del territorio verso imprese e nuovi residenti;
Proporre la diffusione dell’albergo diffuso come elemento di traino economico
– Innovare, integrare e qualificare il sistema produttivo locale;
– organizzare una comunicazione integrata per dare visibilità al territorio e alle sue
risorse;
Allo scopo di meglio descrivere la strategia che si intende promuovere si ritiene opportuno analizzarla secondo un preciso modello di analisi in cui verranno descritti: gli strumenti, l’oggetto e le priorità della strategia adottata.
Strumenti utilizzati per l’attuazione della strategia
Il complesso dei fattori che determinano le opportunità e le minacce evidenziate nell’analisi SWOT ed il processo di trasformazione in grado di determinare lo sviluppo socio economico dell’ambito, non possono essere che attuati da un processo di tipo partecipativo che coinvolga sia i soggetti pubblici compenti, sia i soggetti privati portatori di interessi diffusi.
Soltanto attraverso un modello di sviluppo di tipo partecipativo, dove ogni soggetto mette a disposizione la propria esperienza e capacità, è possibile infatti fare emergere i veribisogni del territorio, superare le criticità che ostacolano i processi di sviluppo, e soprattutto trovare quelle intese che permettono di dare concretezza ed attuazione ai processi di trasformazioni socio-economico.
La proposta adottata dal presente programma integrato prevede infatti la partecipazione al processo progettuale di sviluppo, di tutti i soggetti interessati operanti sul territorio dell’ambito: sia dei soggetti pubblici istituzionali, sia di soggetti privati (associazioni di categoria, singoli privati ecc..) La proposta prevede che ciascun soggetto partecipante contribuisca al processo di sviluppo mettendo a disposizione le proprie competenze e le proprie risorse, al fine di realizzare un sistema integrato capace di valorizzare sinergicamente le risorse presenti sul territorio e dare maggiori opportunità di sviluppo sostenibile ai soggetti che vi risiedono, attraverso la promozione e la riqualificazione delle risorse ambientali, l’uso delle risorse energetiche alternative, lo sviluppo di nuove attività economiche legate ad uno uso sostenibile della risorsa ambientale;
Attraverso il contributo condiviso e partecipativo dei vari soggetti attivi presenti nell’ambito, si potranno pertanto coniugare gli obiettivi strategici di sviluppo proposti dal programma e la minimizzazione degli impatti ambientali e sociali derivanti dai processi di trasformazione. Tale sintesi non potrà che determinare favorevoli benefici a vantaggio si dei residenti, che delle imprese esistenti e di nuovo impianto presenti nell’area.
Il presente programma si pone come obiettivo principale la valorizzare le risorse naturali e culturali presenti nell’ambito, in quanto ritiene che se tali risorse siano opportunamente valorizzate, possono costituire una rilevante risorsa economica per il territorio soprattutto in una prospettiva di sviluppo turistico dello stesso. Tale processo di valorizzazione deve passare però attraverso una gestione più efficiente delle risorse locali orientata secondo i criteri di sostenibilità territoriale e di maggiore rispetto verso l’ambiente.
A tale proposito il presente programma intende valorizzare le risorse del territorio attraverso la partecipazione sinergica di tutti gli operatori che vi lavorano, in quanto ritiene che soltanto attraverso il coinvolgimento di tutti soggetti attivi è possibile crea le condizioni necessarie per uno sviluppo sostenibile e condiviso del territorio.
Fin dagli anni ’90 si è manifestata un’attenzione crescente verso le problematiche dello sviluppo sostenibile e più in generale verso le problematiche ambientali ed ecologiche nella pianificazione urbanistica. Oggi la sempre più diffusa attenzione ai problemi ambientali richiede un maggior sforzo di adeguamento attraverso varie attività che interagiscono con la stesura medesima del progetto.
Lo spazio dei centri storici risulta subordinato alla qualità del suo contesto e comprende anche ciò che resta inalterato dell’ambiente naturale di sua pertinenza. La qualità degli spazi pubblici, dei paesaggi urbani creati dall’uomo, dell’architettura e dello sviluppo urbano svolgono un ruolo fondamentale nelle condizioni di vita della popolazione. Inoltre, come fattore “morbido” di localizzazione, gli spazi pubblici sono importanti per il turismo, per attrarre gli affari dell’industria culturale ed una manodopera qualificata. In questo modo, l’interazione tra l’architettura del patrimonio e la pianificazione urbanistica, le sue politiche e le azioni associate, deve intensificarsi per poter creare e conservare così spazi pubblici attraenti ed umani ed ottenere alti standard di qualità per l’ambiente di vita nel contesto dei centri storici.
Il PISL cerca di facilitare un adeguato equilibrio tra la preservazione del patrimonio architettonico ed immateriale (artigianato, musiche tradizionali) e lo sviluppo sostenibile ed adeguato dei centri storici, con il fine di renderli partecipi dello sviluppo che l’insieme degli spazi che godono. Si vogliono approfondire i conflitti che possono sorgere da una rivitalizzazione urbana di tipo sociale (inclusione sociale), culturale ed economico, con una conservazione adeguata del patrimonio, visto come un’altra fonte di opportunità e di futuro.
Considerazioni finali
Il PISL del Partenariato dell’area Mercurion si raccorda in via prioritaria con i Piani Territoriali ed i Programmi di sviluppo esistenti .
L’attenzione del PISL si concentra sugli obiettivi relativi agli interventi programmati in ambito storico-architettonico, quale volano per lo sviluppo territoriale.
Obiettivo specifico è la valorizzazione delle risorse culturali e naturali , con implicazioni relative allo sviluppo di nuovi prodotti turistici in grado di rispondere alle esigenze di rilancio dell’economia locale, nonché in grado di implementare la qualità complessiva dell’area, anche attraverso percorsi di certificazione ambientale.
La sinergia tra le misure e le azioni mira a creare un territorio a qualità globale, dove la qualità dell’ambiente sia coniugata alla qualità della vita ed alla sostenibilità economica e si creino quindi reali possibilità di sviluppo locale, crescita economica e creazione di nuova occupazione.
Il programma sottolinea come gli antichi borghi possono svolgere un ruolo preponderante nel processo di sviluppo rurale e come le zone contraddistinte da elevata qualità ambientale potranno godere di maggiori vantaggi competitivi.
Metodo operativo
“Ricostruire il legame virtuoso tra borghi antichi, condizioni ambientali e sviluppo economico“
La presente indagine vuole rappresentare gli indirizzi di metodo per il progetto di recupero delle aree ed i relativi edifici inseriti nel PISL e riporta le motivazioni da cui essa muoveche attribuisce particolare rilevanza al recupero dell’ambitolocale e della vita urbana,oltre che il rapporto tra questa e gli abitanti. Il presupposto di partenza è quello di indicare le aree urbane ed antiche incluse nel PISL Mercurion come bene culturale ed economico che la società locale intende conservare e tramandare a quella futura in quanto territorio di diffusa autenticità.Questi antichi nuclei hanno conservato nel tempo il disegno urbanistico originario incardinato all’orografia ed all’asperità dei luoghi, con le vie, i vicoli e gli insediamenti organizzati intorno agli edifici più rappresentativi ed alle chiese, nonché gli elementi materici originari e laleggibilità del borgo medievale, offrendo, anche per la particolare morfologia del terreno sul quale sorgono ,suggestivi scorci prospettici percepibili sia dagli spazi urbani (vicoli, slarghi, piazze e piazzette) interni al centro che dai punti di accesso dal territorio su cui esso è posto. Questi aggregati , con le relative pertinenze nel loro insieme, costituiscono un quadro di grande rilevanza storicoarchitettonico, realizzando un suggestivo scenario urbano e paesistico.Per tale motivo è stata elaborata l’idea forza del PISL che si esplicita in:
“Incrementare la competitività creando un sistema equilibrato che, mirato alla valorizzazione economica delle aree del Mercurion e quindi delle tradizioni ed identità locali (storiche,culturali, sociali, turistiche, naturali, rurali, artigianali), si alimenti di legami virtuosi tra condizioni storiche ed ambientali, sviluppo economico e benessere sociale“.
Inoltre le presenti raccomandazioni vogliono evitare atteggiamenti unicamente vincolistici ma definire una reale proposta operativa di intervento per porsi come punto di partenza per raggiungere l’obiettivo di far seguire allo sviluppo “quantitativo” dei nuclei urbani un coerente e parallelo sviluppo “qualitativo”, mediante il coordinamento degli interventi edilizi e la realizzazione degli elementi architettonici, in grado di ridefinire l’immagine delle aree urbane. Tale “processo” permetterà sicuramente di ottenere un adeguato miglioramento del “costruito”, attraverso il controllo e l’indirizzo delle operazioni da svolgersi nelle stesse aree urbane. Si potrà, in tal modo, ottenere conservazione nella trasformazioneproponendo una rilettura condivisibile delle tradizioni locali per quanto riguarda il costruito esistente.
Politiche di intervento
Le politiche di intervento possono essere interpretate come:
Il progetto dovrà mirare all’individuazione di una serie di azioni e di opere da realizzarsi in un’ottica di riqualificazione urbanistica complessiva del territorio in oggetto, sia sotto il profilo dell’architettura urbana sia dal punto di vista del rapporto tra spazio pubblico ed attività private ricollocando le funzioni urbane utili alla riconfigurazione del nucleo storico mediante interventi puntuali.
Le idee proposte dovranno puntare a trasformare i centri urbani attraverso l’individuazione di nuovi rapporti tra gli spazi da rigenerare ed i fruitori degli stessi, arricchendo l’area di elementi tali da rafforzarne l’identità e definirne la riconoscibilità nei percorsi e nelle connessioni con il tessuto esistente.I criteri relativi alle priorità d’intervento sul tessuto storico possono essere individuati attraverso:
– la praticabilità dell’intervento in relazione ai tempi, ai modi di attuazione e alle risorse finanziarie disponibili;
– l’esemplarità degli interventi in relazione alla possibilità di utilizzo dei progetti ;
– l’urgenza degli interventi per la soluzione di situazioni di disagio sociale e degrado fisico;
– il significato degli interventi in relazione al recupero della centralità funzionale e culturale del centro storico nel quadro urbano complessivo;
– l’opportunità degli interventi di riqualificazione degli spazi contigui di relazione tra il centro storico e la nuova edificazione ai fini del recupero medesimo;
– l’opportunità di privilegiare gli interventi in tessuti complessi che comprendano attività abitative, produttive e di servizio al fine di stimolare la vitalità delle aree;
– l’opportunità di privilegiare gli interventi che favoriscano l’integrazione sociale.
Indicazioni generali
Il PISL è di tutti i cittadini
E’ stato attivato un processo partecipativo con la comunità, verranno coinvolti gli adulti, i bambini e gli anziani e affrontati con loro i problemi più sentiti del vivere nei centri urbani per trovare insieme le opportunità migliori per risolverli. Saranno aiutati a riscoprire l’identità dei luoghi, per accrescere l’affezione della comunità nei confronti della parte storica del paese, per riportarela vita dove ora vi è abbandono e degrado. |
I presenti criteri e prescrizioni evidenziano alcune specifiche cautele da tenere presenti nella gestione delle trasformazioni che riguardano le aree in oggetto, tenendo conto dei particolari caratteri e valori storici, documentali, architettonici e paesaggistici che le connotano. Sono quindi mirati a porre l’attenzione su alcuni aspetti ed alcune tipologie d’intervento considerati particolarmente significativi rispetto alle finalità generali di tutela e valorizzazione nonché alle specificità dell’area. Le indicazioni del presente documento, seppur necessarie, non sono da ritenersi esaustive rispetto alla dovuta conoscenza dei manufatti su cui si è chiamati ad operare in aree appartenenti a perimetrazioni storiche, a maggior ragione nei casi di interventi più radicali per i quali le istituzioni potranno sperimentare sul tessuto storico l’utilizzo di linguaggi architettonici non tradizionali.
Gli interventi di rigenerazione consistono nella riqualificazione dell’ambiente costruito, attraverso il risanamento del patrimonio edilizio e degli spazi pubblici, la riorganizzazione dell’assetto urbanistico, attraverso il recupero e/o la realizzazione di urbanizzazioni primarie e secondarie integrate alla residenza esistente ed alle altre attività di servizio, il miglioramento della qualità ambientale, la promozione dell’occupazione e dell’iniziativa imprenditoriale locale ed infine il contrasto all’esclusione sociale.
Il programma sarà elaborato con la partecipazione attiva degli abitanti, finalizzata a garantire interventi che rispondano ai loro bisogni, desideri e aspettative, a migliorarne la qualità della vita e la sicurezza, specie con riferimento ai bambini, agli anziani e ai diversamente abili. Poiché i programmi di intervento PISL attiveranno investimenti di natura privata nell’ambito dell’indotto urbano si ritiene utile puntualizzare modalità e consigli ai quali i cittadini potranno adeguarsi:
Consigli utili:
L’individuazione e valorizzazione dei luoghi pubblici e degli spazi aperti risulta strategica per la riqualificazione dell’intero nucleo urbano. Ferma restando la validità e l’efficacia dell’insieme di iniziative previste, gli effetti riqualificanti del recupero urbano degradato risulteranno assai più incisivi se accompagnati anche da una valorizzazione degli spazi pubblici come piazze, parcheggi, aree verdi, stradecon particolare attenzione alla pavimentazione ed alle cromie.
Pertanto sono stati individuati luoghi ritenuti strategici o di particolare rilevanza per l’ambito urbano, proponendo interventi di rinnovo, integrazione, riqualificazione recupero tali da offrire una rigenerazione che possa incidere positivamente per l’intero nucleo urbano.
Per facilitare l’azione di intervento dei progetti PISL viene attivato un “fascicolo degli elementi architettonici” per una omologazione progettuale tale da rendere riconoscibili gli interventi proposti.Il fascicolo degli elementi architettonici è un abaco frutto di una selezione ragionata di tutti quegli elementi, appartenenti alla cultura materiale locale, ritenuti adeguati per essere utilizzati all’interno del centro storico.
Consigli pratici
Non si tratta di una puntualizzazione prescrittiva ma la loro semplificazione in schemi generali.
L’intento di questo studio è in primo luogo quello di fornire un abaco di riferimento che possa assicurare da unaparte la conoscenza della tradizione architettonica locale e dall’altra una rosa di proposte alle quali potersi riferire. In secondo luogo il PISL può diventare uno strumento utile per poter operare all’interno del centro storico potendo disporre di indicazioni generali sulla base delle quali poter elaborare proposte progettuali personali senza naturalmente rinunciare alla propria individualità creativa.
Non si tratta perciò di uno strumento rigido al quale il singolo soggetto PISL si deve scrupolosamente attenere, ma di uno strumento propositivo ed aperto per la gestione qualitativa degli interventi all’interno delle aree urbane. Gli stessi interventi programmati attiveranno investimenti privati ed avranno una funzione di volano per gli antichi insediamenti.
Impariamo dagli antichi:
Prestare attenzione ai dettagli e puntualizzare con rigore progettuale gli elementi costruttivi nuovi non significa necessariamente rinunciare alla comodità delle abitazioni moderne. Costruire nel rispetto della lunga tradizione, che ha solide ragioni tecniche, assicura la tutela dei nostri centri storici e dà un valore inestimabile al tuo edificio.
Per tale motivo il partenariato ha attivato il “fascicolo degli elementi architettonici” che non è altro che una sorta di decalogo da condividere con i cittadini per una corretta consapevolezza urbana e potrà essere via via arricchito ed implementato con il contributo delle esperienze che verranno fuori nelle diverse realtà.
Sintesi:
Al fine di conservare gli aspetti di rilievo urbano dovranno essere salvaguardati i tracciati esistenti, le sagome generali degli edifici, i fili stradali, gli allineamenti e i fronti degli edifici, fatte salve eventuali eccezionali esigenze di interesse pubblico quali la rimozione di superfetazioni e simili. Dovrà essere garantita la leggibilità del comparto urbano attraverso la salvaguardia dei coni ottici e delle particolari viste panoramiche, percepibili dagli spazi di pubblico godimento.
Sono da valutare attentamente interventi eccessivamente invasivi tali da pregiudicare la caratteristica materica e morfologica delle strade e delle piazze.
Per quanto riguarda la scelta del colore si utilizzeranno delle tonalità ispirate alle terre naturali,ed ai materiali naturali, cromie particolari possono essere utilizzate unicamente negli elementi tecnologici.
Il PISL dovrà essere:
Il programma
http://progettoaperto.wix.com/progettoaperto013#!punti-programma/c17nz
I candidati
http://progettoaperto.wix.com/progettoaperto013#!candidati/c10fk
Le architetture di Guerino Galzerano lentamente si dissolvono nell’incuria e nel disinteresse della nostra opulenta società contemporanea.
“Architecture without Architects” è la celebre mostra di architettura organizzata al MOMA di New York nel 1964 da Bernard Rudofsky in cui si proponeva l’ipotesi che vi era anche una architettura costruita senza gli architetti, sconosciuta nella struttura della sintassi accademica ma proposta come rurale, popolare e spontanea che era al pari delle opere “ufficiali” elaborate con gli strumenti della cultura scolastica. Quello che più interessava del pensiero di Rudofsky era il concetto che poteva esserci una architettura elaborata fuori dagli schemi accademici ma che era ugualmente ascrivibile alla storia dell’architettura. Guerino Galzerano privo di studi e strumenti didattici non conosceva Gaudì né tanto meno l’espressionismo ma aveva i suoi sogni da realizzare, e per un lungo arco temporale mette in pratica la sua immaginazione.
Contadino nato agli inizi del ‘900 resta rinchiuso per anni nel manicomio criminale di Aversa. Inizia a sperimentare le sue architetture oniriche negli spazi antistanti il manicomio e quando negli anni ’70 riesce ad uscire dal manicomio ritorna al suo paese di origine e comincia a costruire la sua casa, il suo giardino, gli abitanti del piccolo borgo accettano che sistemi alcuni spazi intorno al castello ed infine realizza nel cimitero la dimora per la sua morte.
Immaginazione al potere è un celebre slogan che era di moda nel sessantotto e Guerino ha preso alla lettera lo slogan. Per tale motivo gli riservò per tutta la sua vita all’immaginazione la capacità di produrre idee ed architettura.
La proposta progettuale si fonda sulla creazione di una vasta area, compresa tra i quattro nodi Officine-Saline-Liquichimica-Pentadattilo, da destinare a Parco naturalistico attraverso specifiche e mirate operazioni di restauro ambientale e del paesaggio…………
………….Le finalità che hanno portato alla formulazione della proposta non hanno come obiettivo soltanto la salvaguardia dell’importantissimo territorio naturale, paesaggistico e ambientale, ma si propongono anche di creare e coordinare gli strumenti operativi necessari alla corretta e razionale gestione delle risorse ambientali esistenti. Questa si articola nella strutturazione di una rete che lega le caratteristiche ambientali alle diverse attività produttive, creando le condizioni affinché si avvantaggino i flussi turistici generati dai micro-attrattori territoriali. La strutturazione della rete avverrà sia attraverso l’intervento diretto sui singoli nodi e sia promuovendo il collegamento funzionale tra gli stessi.
Il nuovo Parco naturalistico privilegia inoltre il concetto di variabilità ed introduce nuovi fattori d’analisi e di fruizione dello spazio-tempo. Accanto a questa variabilità, esatto contrario dell’effimero, si stabilisce la condizione indispensabile per definire il campo di un gioco: il percorso e la dinamicità come elementi di sintesi progettuale. Al suo interno il parco è organizzazione di sistemi complessi analizzati attraverso il concetto di fluidità, ambito spaziale che genera la socializzazione degli individui e il rapporto con l’ambiente, luogo del dominio collettivo dove spettatori e fruitori, platea e scena, gioco e conoscenza, tendono a coincidere.
L’elaborazione tecnica del progetto di concorso è stata svolta attraverso un processo di pianificazione che non resta confinato nell’area di competenza delle Saline, ma inevitabilmente investe una molteplicità di ambiti esterni, in primo luogo le fiumare, poi le aree Grandi Officine ed infine il borgo di Pentadattilo. Il processo di costruzione del Parco territoriale ha quindi comportato, fin dalle fasi iniziali, momenti di confronto con i sistemi territoriali del contesto. Tale confronto ha dato luogo ad una vera e propria interazione poli-direzionale, poiché, come si è già ripetutamente osservato, la funzione sostitutiva che si è voluto proporre è quella di un apporto pluri-territoriale con l’area industriale di Saline Joniche, elemento baricentrico del Parco medesimo. Ciò vale soprattutto in quelle aree di bordo, soprattutto Sant’Elia, nelle quali si sono avute e si prospettano le più rilevanti trasformazioni ambientali ed urbane dell’intorno in funzione di una mancata pianificazione, cariche di effetti per le condizioni ambientali del progetto.
Il progetto illustrato nelle tavole si caratterizza per alcune priorità immediatamente riconoscibili, atte a conservare la memoria del luogo, quali l’archeologia industriale e con l’inserimento di nuove volumetrie progettuali d’immediato riscontro visivo, per sopperire ai deficit della dotazione dei servizi generali. Si prevede più specificatamente la creazione di un complesso di strutture, all’interno di un Parco Naturale, nel quale possano essere illustrate le particolari caratteristiche del territorio in un “Museo del territorio e del mare”.
Lo sforzo progettuale è stato indirizzato da subito verso una soluzione dissonante ed eterodossa, che non pone le volumetrie del Parco come oggetti-barriera rispetto alla geomorfologia del contesto ambientale, ma tende ad esprimere uno spazio temporalizzato “in progress”, prosecuzione della natura circostante.
Tutte le strutture dovranno avvalersi delle tecniche della bioedilizia e dovranno essere energeticamente autosufficienti. In particolare saranno provviste di impianti di produzione energetica e di impianti di recupero e riciclo delle acque meteoriche. Inoltre il particolare ecosistema dell’area dei Pantani ha indirizzato la scelta verso la progettazione di un sistema territoriale in cui la natura ed il restauro di alcuni elementi del paesaggio rappresentino la parte essenziale e determinante della proposta.
E’ stato valutato lo stato di degrado e abbandono, le limitate possibilità di utilizzo di molti volumi industriali precostituiti, nonché la scarsa qualità costruttiva, architettonica e spaziale di molte preesistenze. Da un’accurata analisi si è optato per una selezione ragionata delle parti da conservare e/o demolire, al fine di lasciare ampi spazi liberi da destinare a parco e di poter dotare l’ area di adeguati servizi a scala territoriale.
l “Museo del territorio e del mare” ha origine proprio da questo conflitto di forze, da un lato un’industrializzazione, peraltro mai avviata, che ha rappresentato una ferita gravissima in un territorio con una vocazione lontanissima dall’industria chimica, dall’altra un ecosistema fragile rappresentato dalle fiumare, dai Pantani e dall’antistante mare ancora non compromesso nella sua struttura fisica.
La proposta del Parco Naturale ed Antropico vuole plasmare un sistema territoriale di aree protette che riesca a ricucire zone di territorio attualmente sconnesse ed assegnare alla natura un ruolo di traino e di sviluppo. All’interno del Parco abbiamo anche inserito un campo da golf, per ridare una naturalità diffusa a zone occupate in precedenza da manufatti industriali e per collegare l’area naturalistica dei Pantani con il Parco antropico previsto intorno al Museo del territorio e del mare. Il Parco dovrà essere punto di riferimento per la diffusione di politiche innovative per la conservazione delle risorse naturali e delle biodiversità relative a tutto il restante territorio regionale e nazionale.
Questo estremo lembo di penisola, con le fiumare ed i Pantani, rappresenta un’area “selvaggia” del sud italiano. Un territorio in cui la conformazione orografica dell’Aspromonte e la lontananza dai grandi centri urbani hanno favorito il permanere di grandi elementi di naturalità paesaggistica, condizione per una biodiversità di altissimo livello. Un autentico scrigno “wilderness” cui fanno da contorno antiche testimonianze urbane come Pentadattilo ed ampie zone di territorio con vegetazione del tipo macchia mediterranea, tutte inserite in un contesto naturalistico di straordinaria bellezza.
Il progetto elaborato vuole essere, nel contempo, strumento e luogo di conservazione del patrimonio storico e culturale dell’area in esame, in cui in modo originale natura e cultura si intrecciano in un indissolubile insieme di valori, nelle mille espressioni della cultura grecanica e nelle tradizioni che vivono nelle diverse realtà locali.
Queste ipotesi di lavoro si concretizzano attraverso la progettazione di specifici spazi, distribuiti secondo le esigenze generali che riguardano sia le aree dell’ex Liquichimica sia il territorio circostante:
first project:1997/second project:1999/end of works:2001
L | M | M | G | V | S | D |
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