“Recupero e riqualificazione delle strutture urbane dell’antica regione del Mercurion”

 

PISL “Recupero e riqualificazione delle strutture urbane dell’antica regione del Mercurion”   

-Laino Borgo

-Aieta

-Laino Castello

-Orsomarso

-Papasidero

 

Introduzione

La progettazione integrata  è diventata  oggi lo strumento per elaborare i  documenti         di orientamento generale per le politiche e gli interventi di sviluppo sul territorio.  Il PISL   elaborato e presentato attraverso il  partenariato  dei comuni vuole inserirsi in questa tematica  e negli ultimi mesi, preventivamente alla  formazione del medesimo  partenariato, i sindaci dell’area  interna dell’alta Calabria, e più precisamente della zona che anticamente rappresentava l’area geografica del Mercurion, ( il territorio del Mercurion identifica un’area  alle falde del massiccio del Pollino in cui fiorì per molti secoli il monachesimo  greco-orientale) congiuntamente alle associazioni presenti sul territorio, si sono riuniti più volte per definire una strategia comune.

Il punto di partenza  fu quello che si può condensare in una affermazione comune a tutti :

 “ricostruire il legame virtuoso tra borghi antichi, condizioni ambientali  e  sviluppo economico

 

L’idea forza del Pisl

 

Incrementare la competitività creando un sistema equilibrato che, mirato alla valorizzazione economica delle aree  del  Mercurion  e quindi delle tradizioni ed identità locali (storiche,culturali, sociali, turistiche, naturali, rurali, artigianali), si alimenti di legami virtuosi tra condizioni  storiche ed ambientali, sviluppo economico e benessere sociale“.

Nella strategia espressa attraverso l’idea forza scelta per il PISL Mercurion  è facilmente individuabile l’enfasi posta sulla sostenibilità dei processi di sviluppo sia a livello ambientale che socio/culturale. Più puntualmente l’idea forza si fonda sui seguenti elementi da incrementare attraverso la competitività:

  • Valorizzazione delle valenze storiche degli antichi borghi
  • valorizzazione economica delle tradizioni e identità locali
  • legame virtuoso tra sviluppo economico, benessere sociale condizioni ambientali.

Riconoscendo le tre dimensioni, economica, sociale e storico-ambientale correlate nel PISL  Mercurion , ne emerge uno strumento di progettazione integrata innovativo in quanto strategicamente orientato a valorizzare le interrelazioni fra le tre dimensioni dello sviluppo.
In tal senso il PISL Mercurion,  concepito fin dall’inizio degli incontri,anticipa significativamente la sostenibilità dello sviluppo come cardine nella programmazione europea dei fondi strutturali 2007-2013 e del Programma Operativo Regionale della Regione Calabria  per il periodo 2007-2013.

L’Idea forza del PISL  con gli Obiettivi di carattere generale sopra indicati, si realizza  quindi nel  definire, avviare e sostenere percorsi e processi di sviluppo sostenibile in grado di valorizzare il potenziale endogeno locale, rilanciare l’occupazione e tutelare l’ambiente.

Infatti la priorità delle Misure e degli interventi fa leva sulle risorse endogene (l’ambiente e la cultura locale per sollecitare  e qualificare un  turismo di qualità  in un  contesto ambientalmente già tutelato in quanto parte integrante del territorio del  Parco  del Pollino.

 

Idee di fondo:

  • Riportare il territorio ad un livello omogeneo di sviluppo sia sotto l’aspetto sociale che economico, ricomponendo  il divario esistente.
  • Creare un  sistema-territorio con un  livello di qualità di vita,  identificabile con le ipotesi  di futuro delle generazioni presenti e future. Un progetto sulla “qualità della vita” per caratteristiche  di rapporti umani, economiche, di servizi, sociali che renda questo territorio vivibile per coloro che vi risiedono e nel contempo attraente  per coloro che lo considerano come ipotesi personale di vita, lavoro, vacanza.
  • Arrivare a costruire un “territorio-parco “,  che valorizzi la storia dell’uomo e dei borghi  nella  relazione quotidiana con la natura e diventi  realmente il valore aggiunto del progetto.
  • Definire un modello di sviluppo autodefinito e fortemente endogeno, in grado di creare  attività generatrici di lavoro e ricchezza puntando sulla valorizzazione, da parte degli stessi protagonisti locali,  di risorse (naturali, economiche, culturali,…..) proprie del territorio interessato, in quanto in grado di  conservare, a livello locale  e a lungo termine, un notevole valore aggiunto.
  • Costruire un sistema-territorio-integrato, dove tutte le componenti  concorrano  allo sviluppo complessivo, prevedendo quindi  integrazione economica tra diversi comparti produttivi,  integrazione tra pubblico e privato, dove ognuna delle parti operi per costruire la completezza del sistema, integrazione  a livello sociale, affinché la qualità della vita rappresenti sempre l’elemento determinante le scelte.
  • Costruire sul territorio un modello di governo, in grado di armonizzare  le scelte dei centri minori di potere per portarle  ad una definizione comune, dialogica e condivisa degli indirizzi di fondo  su cui orientare gli strumenti  a disposizione, valorizzando e legittimando le specificità locali, fornendo risposte unitarie alle problematiche periferiche, in base a principi di sussidiarietà e solidarietà, ponendo il Partenariato ed il suo Ufficio di Coordinamento al centro  di tale modello e quindi dotandolo degli strumenti  atti a governare le finalità del piano,  di raggiungere gli Obiettivi e di coordinare e gestire gli interventi. Sul piano operativo, gli obiettivi e di conseguenza le strategie/azioni previste sono articolate in una serie di interventi come di seguito specificato ed  inserite  anche nelle Schede Progetto del PISL;
  • Incentivare le strutture amministrative sovra comunali  al miglioramento del sistema viario e della rete della mobilità  per interventi di adeguamento delle strutture  viabilistiche e di raccordo tra i comuni e le frazioni  dell’entroterra, al fine sia di migliorare il servizio per i residenti, sia di tracciare una rete viaria turistica attrezzata, curando, in particolar modo, le aree di sosta, la visibilità  ed interventi di miglioramento del servizio dei trasporti.
  • Pensare lo sviluppo economico a misura del territorio tra cui interventi a sostegno del settore artigianale e allestimento di aree espositive .
  • Porre il Parco come valore aggiunto: dalla tutela, alla gestione, alla valorizzazione tra cui il piano di valorizzazione e promozione del Parco a fini turistici,di strutture e infrastrutture e delle attività collegate, la costruzione  e/o adeguamento di un sistema di strutture ed infrastrutture interne recettive e di sostegno , la pianificazione degli interventi di riassetto idro-geologico del territorio.
  • Mettere l’agricoltura come sistema plurifunzionale tra cui la gestione del territorio ai fini paesaggistici, idro-geologici, faunistici e turistici
  • Agire sui   segni dell’uomo tra cui studio, ripristino e valorizzazione dei “siti-minori”: antichi siti di  mulini, cappelle,  cascine.
  • Elaborare un sistema turistico integrato  tra cui definire un prodotto turistico di alta qualità, che innalzi gradatamente il livello delle presenze, grazie anche alla creazione di  eventi ad alto valore culturale e promuovere iniziative di gestione e valorizzazione associata del territorio (piano di marketing territoriale), come messa in dinamica delle risorse umane e garanzia di una unicità di prodotto.

In particolare l’idea del PISL  vuole attivare le seguenti azioni:

  • Differenziare e perseguire la qualità dell’offerta turistica nelle sue diverse componenti, sia culturale che di montagna:  l’attrattività ambientale naturalistica paesistica e culturale, il tessuto socio- economico locale, con particolare attenzione ai prodotti ed ai servizi dell’agricoltura  e dell’artigianato, la ricettività turistica e le attività ed i servizi complementari (ristorazione, sport  legato al rafting, agriturismo….).
  • Qualificazione dell’offerta turistica dei borghi antichi,in particolare attraverso interventi di qualificazione della viabilità interna.
  • Promuovere e qualificare la ricettività con un progetto di albergo diffuso. Questo specifico punto si concretizza nella ristrutturazione degli edifici con l’impegno del privato  in una rete di offerta ricettiva  potendo contare su tutti i servizi alberghieri, cioè su accoglienza, assistenza, ristorazione, spazi e servizi comuni per gli ospiti, alloggiando in case e camere fra loro poco distanti, distribuite appunto all’interno dei nostri antichi borghi. L’albergo diffuso è anche un modello di sviluppo del territorio che non crea impatto ambientale. Per realizzarlo non sono necessari grandi interventi edilizi, dato che ci si limita a recuperare-ristrutturare e a mettere in rete quello che esiste già.  Tale circostanza può offrire l’occasione per interventi di  adeguamento alle normative antisismiche, per ridurre i consumi energetici,  per favorire lo sviluppo delle produzioni dei materiali che trovano origine sul territorio circostante e per riqualificare l’ambiente urbano.    Inoltre un albergo diffuso funge da “presidio sociale”e anima i centri storici stimolando iniziative e coinvolgendo i produttori locali, considerati come componente chiave dell’offerta. Un albergo diffuso, grazie all’autenticità della proposta, alla vicinanza delle strutture che lo compongono e alla presenza di una comunità di residenti riesce a proporre più che un soggiorno, uno stile di vita.  E poiché offrire uno stile di vita è spesso indipendente dal clima, l’albergo diffuso è fortemente destagionalizzato, può generare indotto economico e può offrire un contributo per evitare lo spopolamento dei borghi.  La realizzazione dell’idea richiede la messa in rete degli operatori  e sono essi, portatori di interessi concreti, che devono decidere  gli strumenti e gli assetti organizzativi per la realizzazione dell’albergo diffuso. A differenza degli alberghi tradizionali, l’albergo diffuso permette ai turisti di vivere l’esperienza di un soggiorno in case ed appartamenti progettati per essere vere abitazioni, con aspetti strutturali, spazi, arredi ed impianti diversi  da quelli progettati per “turisti”.
  •  Favorire il consolidamento, la riorganizzazione,   la infrastrutturazione di tutta l’area, dal mare alla montagna, nei suoi aspetti naturalistici e antropici – con progetti di recupero e di valorizzazione dei centri o dei nuclei storici – in quanto area di interesse determinante per lo sviluppo turistico di tutta l’area.
  • Confermare, conseguentemente, “il sistema turistico dell’area del Mercurion”  nella sua unitarietà valorizzando al suo interno le specificità di sviluppo di particolari tematismi  turistici.  Tale sistema dovrebbe comportare per  un verso la fidelizzazione dei turisti abituali, caratterizzati dagli elevati flussi estivi, che colgono e vivono le mille opportunità del Parco  del Pollino e, per altro verso, incentivare un tipo di turismo  che apprezza, anche in alternanza alla vicina costa  ma con uno spirito diverso, tutto ciò che la montagna  offre  con il suo ambiente, la natura, i paesaggi, l’agricoltura, il silenzio, la tranquillità: è un turismo in grado di prolungare la stagione estiva anche alla primavera e all’autunno.  L’efficace gestione e promozione di questo “sistema turistico integrato” presuppone una capacità di iniziativa ed una cultura d’impresa sia pubblica  – soprattutto garantendo un efficace sistema infrastrutturale – che privata,  singola o associata in cooperative o consorzi,  – in grado di investire per qualificare e diversificare l’offerta del complesso sistema di imprese e di servizi al turismo: senza tale sforzo congiunto i programmi rischiano di rimanere aspirazioni e progetti di carta.

Area del PISL

In ambito amministrativo  il PISL   Mercurion   è da individuare  nei comuni di:

  • Aieta
  • Laino Borgo
  • Laino Castello
  • Papasidero
  • Orsomarso

e  rappresenta un  territorio complesso ed articolato  sia dal punto di vista naturale  che di quello sociale. Il  territorio è inserito inoltre nel Parco Nazionale del Pollino. Il parco è stato istituito nel 1988, mentre la perimetrazione è del 1990 insieme alle misure di salvaguardia. I cinque comuni ricadono nella sua  perimetrazione. Le finalità che hanno portato all’istituzione di questo Parco non hanno come solo obiettivo la salvaguardia dell’importantissimo territorio naturale, paesaggistico e ambientale, ma si propongono anche di creare e coordinare gli strumenti operativi necessari alla corretta e razionale gestione delle risorse ambientali  che con  le sue montagne e  le rocce  per tratti strapiombanti, i sentieri e le strade panoramiche che si srotolano fra le gole, le montagne, i boschi ed i borghi  antichi dell’entroterra, rimasti intatti nella loro dimensione storica, è tra gli ambienti più incantevoli che la natura ha voluto regalarci.  E’ un dono di cui bisogna essere consapevoli, da preservare, da curare, ma anche da apprezzare meglio, scoprendo più nei dettagli l’infinità di risorse  che ci offre.

IL QUADRO ANALITICO  DI  RIFERIMENTO

La formazione del partenariato.

Il Progetto Integrato di Sviluppo Locale “Recupero e riqualificazione delle strutture urbane dell’antica regione del Mercurion” è il risultato di un percorso di concertazione tra soggetti istituzionali e pubblici  che ha preso avvio  nel febbraio del 2011 e si è concluso nel mese di novembre  impegnando il tempo complessivo  di 9 mesi, fino alla formulazione di un progetto comprendente  cinque interventi  che possono essere assimilati a laboratori comuni i cui beneficiari sono i medesimi soggetti  di partenariato.Nel corso delle riunioni si è deciso di nominare un soggetto capofila che fosse  espressione delle varie componenti presenti nella concertazione con  il compito relazionarsi con gli altri soggetti  per l’ organizzazione del gruppo e a tal fine è stato scelto il comune di Laino Borgo.In questa fase preliminare, oltre alla preparazione tecnica delle idee di  progetto e dei criteri generali per la composizione e valutazione delle operazioni  si è proceduto alla individuazione dell’idea trainante dell’intera operazione nonché all’individuazione delle priorità emerse a livello locale nel corso degli incontri avuti.L’obiettivo di questo strumento è di mostrare una lista di possibili strumenti di analisi tecnica del territorio dai quali è possibile ricavare delle parziali informazioni o semplicemente dei dati significativi per le progettualità espresse da ogni soggetto. La ricerca di una idea guida attorno alla quale costruire il partenariato è destinata a incontrare e sottoporre a verifica le indicazioni derivanti da altri strumenti già predisposti.Il territorio, dal punto di vista di chi si accinge a progettare delle strategie, è sempre il risultato di una stratificazione di processi, di progetti e di reti di relazioni. Questo strumento può tuttavia contribuire a ricostruire il contesto entro cui progettare le azioni, consentendo di garantire un duplice fuoco: sui soggetti e sugli strumenti.

Elaborazione tematica comune

L’evoluzione complessiva degli strumenti e delle politiche di sviluppo del territorio del “Mercurion”  trova riferimento e vigore  con la stipula di un protocollo d’intesa da parte di cinque realtà comunali che pur nella loro diversità geografica  rappresentano e portano insieme caratteristiche tipologiche  che possono essere assimilate  come omogenee e simili. Questa esperienza, anche se non rappresenta in assoluto la prima iniziativa di sviluppo locale concertato e partecipato, può essere considerata come l’inizio di una attività di programmazione che coinvolge alcuni  attori locali e che attraverso varie fasi – e strumenti – vuole sviluppare un progetto comune capace di legare ancora di più un’ unica realtà territoriale.

In passato in questi luoghi si sono portati avanti  una serie di interventi e di progetti   espressione delle politiche di sviluppo locale talvolta tra loro dissonanti, non perfettamente coerenti, per via anche del carattere squisitamente politico-dimostrativo di alcune iniziative. Agli errori del passato si è col tempo aggiunta un’ assenza di strutture di programmazione stabili.Tuttavia oggi si sta cercando, nel rispetto dei principi di fondo della concertazione locale e della dimensione politico-territoriale data dalla dell’area dell’alto tirreno cosentino, di sviluppare un’ impostazione coerente con gli intenti del programma PISL. L’ idea alla base della presentazione di questo progetto è il recupero e la riqualificazione delle strutture urbane dei soggetti interessati. Nello specifico l’ idea è di realizzare, con tratti progettuali unitari, un’ asse infrastrutturale (pavimentazioni stradali, sottoservizi, arredo urbano, verde pubblico, segnaletica locale e turistica, sentieri, fontane) che idealmente attraversa gli antichi borghi medievali rigenerandone lo spirito di appartenenza e quello di comunanza. Si propone pertanto di realizzare progetti che nella scelta dei materiali da impiegare esprimano una tradizione capace di rinnovarsi, rafforzarsi e migliorarsi, valorizzando il contesto passato anche attraverso soluzioni moderne ed efficienti.

Tutti i comuni consorziati ai fini di questo PISL appartengono al medesimo territorio -così come viene descritto nel successivo paragrafo che ne analizza e ne esplicita le caratteristiche peculiari- su cui per secoli hanno esercitato la propria sovranità/indipendenza alimentare condividendo destino e sorte:  non si tratta semplicemente di “abbellire” gli antichi assi stradali che mettevano e mettono in comunicazione tra loro i vari comuni, ma soprattutto di un’ operazione atta a valorizzare l’ identità storico-culturale di questi luoghi.Si è cercato infatti di pensare ad elementi unificanti del processo di trasformazione del territorio: in primo luogo è da evidenziare la coerenza tipologica degli interventi proposti,  in secondo luogo bisogna sottolineare come questi interventi tutti assieme esprimono un intento collettivo di valorizzare le caratteristiche medievali e le generali radici prima bizantine e poi longobarde degli stessi comuni.

Le finalità e il sistema degli obiettivi del Patto di Partenariato. 

Le diverse finalità sottese da tale forma di associazione tra le varie amministrazioni comunali, si possono riassumere in due  punti  dello sviluppo locale da affrontare con il patto stesso. In primo luogo emerge la necessità di ricostruire il legame virtuoso tra comunità dello stesso territorio in  condizioni ambientali simili.  Il perseguimento di questa finalità è demandato alla realizzazione di una serie di azioni  che riguardano una  tipologia comune  degli interventi e soprattutto la loro localizzazione all’ interno degli insediamenti storici. Inoltre gli attori di  partenariato dovranno puntare  sulle risorse naturali e paesaggistiche che sono parte integrante dei territori medesimi.

In secondo luogo si individua nell’apparato delle infrastrutture un punto debole del sistema. Le infrastrutture a cui ci riferiamo sono in particolare quelle necessarie all’ attraversamento e alla messa in relazione dei vari comuni, giudicate insufficienti per le esigenze di uno sviluppo complessivo del territorio.Strumentale poi al perseguimento di questi obiettivi è l’incremento di efficienza delle Pubbliche Amministrazioni, in particolare per quanto riguarda la celerità dei servizi e la capacità di  veicolare all’esterno un  unico messaggio attrattivo.

Il vero nucleo del Partenariato è però costituito dagli impegni  che i diversi partecipanti sottoscrivono fornendo un’ immagine migliore del contenuto operativo  dei singoli progetti.

Gli obiettivi strategici individuati dal Partenariato  sono:

•  la valorizzazione delle strutture urbane storiche di età tardo medievale

•  la valorizzazione delle strutture architettoniche  storiche

Tramite questi due obiettivi si possono attivare ulteriori  strategie di intervento sul territorio:

•  la valorizzazione delle valenze paesaggistiche

•  la valorizzazione dei prodotti tipici

•  la valorizzazione del sistema agro-pastorale

All’interno della prima griglia di obiettivi strategici le singole amministrazioni hanno elaborato una serie di proposte che sono state esplicitate negli incontri avuti nel corso del tempo.Inoltre all’unanimità si è stabilito che  gli stessi soggetti  sarebbero dovuti  intervenire  con modalità tecniche  che  di  fatto fanno  presagire un intervento comune  sia nelle caratteristiche tipologiche che   nell’uso dei materiali come è stato spiegato al precedente paragrafo.Dunque il programma elaborato sollecita e promuove  una capacità di programmazione a livello di area, sia perché questa è la dimensione più congrua a una visione strategica degli obiettivi di sviluppo locale, sia in risposta all’eccessiva frammentazione tipologica  degli interventi. Agire su piani diversi, con elementi diversi senza un filo conduttore comune si ritiene che possa essere un elemento negativo capace di enfatizzare  il locale in localismo, contribuendo ad accentuare gli elementi di dipendenza delle aree marginali dell’entroterra.Per questo motivo  gli obiettivi strategici  sono stati pensati ed intesi  come uno strumento che cerca di spostare questa traiettoria, modificando il  persistente vincolo sulle capacità di governare i processi di recupero  urbano e portando l’esperienza degli attori istituzionali su un piano comune.

CARATTERISTICHE DEL TERRITORIO INTERESSATO DALL’ AZIONE DEL PISL

Cenni storici.

La Valle del Mercurion: singolarità e specificità della Calabria longobarda

I peculiari caratteri di unicità del territorio delle amministrazioni di Laino Borgo (soggetto capofila), Aieta, Laino Castello, Orsomarso, Papasidero sono ben rappresentati dalle comuni radici storico-culturali che contraddistinguono e qualificano le aree oggetto dell’ azione del PISL. Inoltre i tratti di questa particolare comunanza culturale sono evidenziati da numerosi fattori fisici, paesaggistici, architettonici presenti in quest’ area di passaggio e di confine della nostra Regione. Il comprensorio dei comuni, caso particolare ed interessante in Calabria e nel panorama nazionale, è caratterizzato dalla viva presenza di strutture architettonico-urbanistiche altomedievali e della civiltà Longobarda in particolare. Quella Longobarda si tratta di una forma di cultura i cui influssi  troppo spesso sono stati trascurati a scapito di idealizzazioni di periodi precedenti, in particolare quello classico della Magna Grecia, che invece non hanno lasciato segni altrettanto evidenti. I longobardi, “barbari” di origine Germanica, si spinsero fino nel Meridione d’ Italia fondendo le proprie strutture politiche e sociali con il mondo bizantino e romano ormai al tramonto: Sarà proprio nel meridione che nasceranno siti longobardi che dimostrano sorprendenti capacità tecnologiche, artistiche e pratiche: si tratta non solo delle città e del loro assetto urbanistico, ma anche dei singoli palazzi e castelli, le chiese e i monasteri extra-urbani e rurali, le torri isolate nel territorio e i santuari, i percorsi e i tracciati utilizzati per mettere in comunicazione i vari insediamenti, le vie commerciali e quelle militari.

orsomarsoIl borgo di Orsomarso 

La cultura materiale medievale e longobarda di questo territorio risulta evidente non solo nei resti architettonici, ma risulta attualizzata ancora oggi nei tanti “relitti” toponomastici, linguistici, antropologici ancora oggi presenti.

Il paesaggio di questo tratto dell’ Appennino Meridionale è anche caratterizzato dalla presenza di un’ area protetta come quella del Parco nazionale del Pollino ricca di incredibili valenze naturalistiche e soprattutto dalla presenza di castelli costruiti  a controllo del territorio circostante.

Il prof. Pietro Dalena, professore ordinario di Storia Medievale presso l’ Università della Calabria riferendosi al comprensorio oggetto dell’ azione del Pisl si esprime dimostrando interesse e necessità di investimenti e valorizzazione di questi luoghi:

rupeLaino Borgo e la rupe di  Laino Castello

“La vicenda longobarda nel Mezzogiorno è  dai più ritenuta di secondaria importanza nell’evoluzione storica delle nostre terre, sommersa come  è dalla abbacinante presenza di tracce così consistenti e illustri di altre civiltà più reclamizzate e considerate, portato di un vecchio assioma  secondo il quale l’età classica rappresenterebbe il vertice di quasi ogni aspetto della vicenda umana premoderna.

Al contrario spesso  si dimentica quanto si debba all’azione dei Longobardi nel Mezzogiorno e in Calabria in particolare.

Questi ‘’Barbari’ trovarono infatti un mondo in materiale dissoluzione e lentamente cominciarono a costruirne uno nuovo, su basi sociali, economiche, spirituali, ideali, per molti aspetti diverse da quello che aveva caratterizzato l’età precedente. Anche dal punto di vista della geografia dei luoghi, nell’età longobarda molto cambiò nel Mezzogiorno e le nostre città e i nostri paesi oggi, per tanti aspetti, si riconoscono molto di più negli

interventi che si  produssero in età longobarda piuttosto che nelle organizzazioni

Laino Castellolaino castello

urbanistiche o territoriali  greche o romane..

Solo a volere procedere per vertici, si pensi ad esempio alla rifondazione di Salerno da parte di Arechi II, città ormai ridotta a un misero villaggio negli anni immediatamente precedenti la conquista longobarda, o alla fondazione ex novo di centri poi divenuti cardini nella organizzazione amministrativa del territorio fino ai giorni nostri, quali Avellino e la nuova Capua sul Volturno, per non parlare della rivitalizzazione di Benevento o di Lucera.

calabria

Rappresentazione della calabria in epoca tardo medievale

Così in Calabria città come Cosenza e Cassano furono rivitalizzate dall’azione dei Longobardi, grazie anche alla loro posizione strategica nello scacchiere delle comunicazioni appenniniche e tra le coste ionica e tirrenica.

La stessa Laino acquisì rinnovata importanza nell’alto Medioevo, se non fu addirittura fondata ex novo, grazie all’azione dei Longobardi di Benevento… Rocche inerpicate, ricetti difensivi, borghi fortificati, torri isolate, fortezze, residenze signorili, ma anche centri produttivi, monasteri e santuari, hanno formato nei lunghi secoli del Medioevo un complesso di esperienze insediative a carattere monumentale  che ancora oggi segna la quotidianità di chi vive queste terre”. (P. DALENA, Dagli Itinerari ai percorsi. Viaggiare nel Mezzogiorno medievale, Bari 2003)

Tra i vari possedimenti longobardi spicca Laino che fu sede di un importante gastaldato longobardo a partire dall’ VII secolo, quando lo storico Paolo Diacono  (Historie Langobardorum) la cita come civitas

papasideroPapasidero

Tuttavia il comprensorio ed i vari comuni risultano storicamente legati per essere situati a controllo di un importante snodo viario che metteva in comunicazione la Calabria con la Campania e la costa tirrenica con quella ionica.

La valle del Mercurion si trova infatti  in prossimità del tracciato della  della via Herculia –costruita sotto gli imperatori Massimiano e Diocleziano- che collegava trasversalmente la Basilicata alla Calabria da Rotonda a Morano Calabro, così come riportato dall’Itinerario di Antonino e probabilmente è su quest’asse che Procopio di Cesarea, storico bizantino del VI sec., pone la porta di accesso da quel versante al Bruzio, di una regione disagevole, chiusa dalle montagne e attraversata da poche strade, che venivano a riunirsi strettamente a formare quella che i Latini denominavano Pietra del Sangue, individuata dal Giullou e ribadita dalla Noyé come valico “che apre la strada di Laino”.

La valle è inoltre interessata dalla traiettoria della via Annia/Popillia o ab Regio ad Capuam quale territorio di passaggio per i motivi più variegati, dai pellegrinaggi di San Nilo di Rossano fino alle guerre che ne fanno la cosiddetta “via degli eserciti”, veloce itinerario verso Salerno e Capua, percorsa nell’aprile del 964 da Ottone I, che tra Cassanum e Petra Sanguinariam pone il suo accampamento, e da Ottone II che, tra il 31 luglio e il 2 agosto 982, in fuga dopo la disfatta di Capo Colonna, attraversa Laino e la Valle del Mercurion proveniente da Rossano.

tabula  Tabula peutingeriana nella quale è inserito un insediamento Lavinium  nella media Valle del Lao

La valle del Mercurion viene inoltre inserita nell’ omonima enclave monastica compresa nel quadrilatero Laino-Orsomarso-Scalea-Maratea ed è all’interno di un’area di sviluppo locale del pellegrinaggio verso il santuario di Santa Maria delle Armi di Cerchiara.

Durante il medioevo inoltre la valle fu uno dei grandi centri dei monaci basiliani, ovvero quei monaci che si ispirano alla regola dettata da San Basilio Magno. In tutto il territorio di Papasidero in particolare sono molto numerose le vestigia di questa antica presenza: dai nomi dei luoghi alle testimonianze artistiche che si possono incontrare.Ad esempio particolarmente suggestive sono presenze come il santuario della Madonna di Costantinopoli che si incontra lungo il fiume Lao, in un incantevole e sorprendente scenario naturale  oppure le icone lungo il sentiero che da Papasidero conduce ad Orsomarso lungo un viottolo che costeggia tra le rocce il medesimo fiume.

 

Il paesaggio del Fiume Lao  e il contesto naturale come elemento di sfondo comune

L’ antica valle del Mercurion rappresenta un territorio di incredibile interesse paesaggistico e naturalistico oltre che storico.

L’elemento geografico di riferimento nell’area del partenariato è il fiume Lao (una volta chiamato Mercurion, oggi Mercure nella sua parte lucana) e la retrostante catena montuosa dell’appennino calabro-lucano con il Massiccio del Pollino.

  lao Le valli del Lao

Il fiume Lao ed i suoi affluenti hanno influenzato in modo determinate l’area anche dal punto di vista morfologico per la predominanza di alluvioni oloceniche antiche, recenti ed attuali, frutto di una dinamica fluviale estremamente attiva. Nella porzione a sinistra del fiume  compaiono i lembi meridionali del cosiddetto “livello fondamentale della collina”, dove è posizionato l’abitato di Aieta.

Gli altri centri urbani risultano  immediatamente collegati alla dinamica fluviale.Il Lao inoltre dà il nome alla Riserva naturale Valle del Fiume Lao, istituita nel 1987 all’interno del Parco nazionale del Pollino.Il Parco del Pollino rappresenta con tutte le sue evidenze naturalistiche e paesaggistiche un ulteriore comune denominatore tra i vari comuni.Il Parco nazionale del Pollino è stato istituito nel 1988, mentre la perimetrazione provvisoria è del 1990 insieme alle misure di salvaguardia. Tra gli anni 1993 e 1994 prendono corpo e sostanza gli organismi amministrativi e tecnici: Presidente, consiglio di amministrazione, Direttore e la sede dell’Ente di gestione ubicata in Rotonda (PZ). Il Pollino diventa l’area protetta più estesa d’Italia a cavallo fra il confine geografico e amministrativo delle Regioni Calabria e Basilicata, con 3 Province (Cosenza, Potenza, Matera), 56 Comuni di cui 32 in Calabria e 24 in Basilicata, 9 Comunità Montane, e 4 riserve naturali (2 delle quali interessano i comuni di Papasidero e quello di Orsomarso rispettivamente per la riserva della Valle del fiume Lao e la riserva della Valle del fiume Argentino).Tra le tantissime altre specie arboree presenti nel Parco vi sono l’abete bianco, il faggio, tutti e sette i tipi di aceri di cui l’acero di Lobelius, il pino nero, il tasso diverse specie di querce, castagni, ed alle quote più elevate e sui pendii più ripidi è presente il Pino loricato, specie rarissima (in Europa presente solo qui e nei Balcani), che si adatta agli habitat più ostici, dove altre specie molto rustiche (il faggio in primis) non sono in grado di sopravvivere.

La vegetazione naturale è pressoché costante , in relazione alla notevole diffusione delle aree  forestali ; fanno eccezione  le aree dell’alta montagna spoglie di vegetazione.La vegetazione potenziale dell’area  è identificabile nel bosco planiziale dominato dalla Farnia (Quercus robur).Anche la fauna è varia, e comprende specie ormai estinte in altre zone montuose. Sono presenti l’aquila reale, il picchio nero, il gracchio corallino, il lanario, il capovaccaio, il nibbio reale, il gufo reale, il gufo comune, il corvo imperiale, il falco pellegrino, il driomio, il lupo appenninico, il gatto selvatico, il capriolo autoctono di Orsomarso e la lontra. Di recente sono stati reintrodotti il cervo e il grifone.Nel Parco e nei comuni interessati da questo PISL è possibile praticare escursionismo e trekking oltre che vari sport legati alla varietà dei paesaggi. Si tratta di luoghi frequentati infatti dagli amanti dell’ alpinismo, del torrentismo, del rafting, dello sci di fondo, della speleologia, della mountain-bike, ecc.Il clima dell’area può essere definito, secondo Charles W. Thornthwaite (Thornthwaite, 1957), da subumido a subarido; esso presenta infatti precipitazioni che hanno maggiore intensità nei mesi primaverili e autunnali mentre i valori minimi si registrano nei mesi di luglio ed agosto, dove si creano condizioni più o meno prolungate di indisponibilità di acqua per le piante. La piovosità media annuale cresce progressivamente procedendo dal livello del mare verso l’entroterra.L’andamento della temperatura è caratterizzato da una marcata escursione termica stagionale, con inverni molto freddi ed estati molto calde. La vegetazione naturale è pressoché costante , in relazione alla notevole diffusione delle aree  forestali ; fanno eccezione  le aree dell’alta montagna spoglie di vegetazione.Il  territorio  è inoltre segnato  da  una  fitta  rete  di  corsi d’acqua e di gole di erosione mentre l’assetto agronomico del territorio è caratterizzato prevalentemente da seminativi (cereali), da colture foraggere , da colture frutticole (pero, melo e susino), colture orticole da pieno campo (pomodoro, cocomero, cipolla) ed infine dalla viticoltura in quantità sporadiche.

Analisi ambientale e  sociologica

I centri storici che caratterizzano i  comuni di questa area territoriale anche se non importanti dal punto di vista storico-architettonico, conservano – nella loro unicità – un indiscusso valore ambientale e testimoniale; essi appartengono quasi nella totalità dei casi a comuni cosiddetti “polvere”, molto spesso  montani e caratterizzati da un progressivo fenomeno di spopolamento e abbandono, particolarmente inquietante se analizzato poi rispetto alla crescita imponente della fascia di popolazione anziana che normalmente vi risiede.

Questi centri storici hanno perso gradualmente, oramai da anni, la loro funzione principale di luogo di attività di servizio e di artigianato (fino alla fine degli anni sessanta rappresentavano il cuore pulsante della comunità locale). Ricadono in zone sismiche  a pericolosità medio-alta, e con gravi dissesti idrogeologici diffusi su gran parte del territorio – e da qui anche la necessità urgente di una loro messa in sicurezza adeguata.

Infine, ma non di minor importanza, è  la questione che riguarda la strategia di sviluppo territoriale messa in atto dai governi locali e sovralocali. Ad un atavico ritardo della definizione di strumenti di programmazione e di pianificazione territoriale ed urbanistica – frutto questo di un deficit culturale che di fatto sembra disconoscere il valore della pianificazione del governo del territorio  come processo necessario per innescare dinamiche programmatiche di sviluppo  (nelle agende politiche locali investire su tali

provvedimenti,  che  in  una  corretta  logica  di  sviluppo  territoriale, dovrebbero considerarsi  strutturali  oltre che strategici, è quasi sempre, invece, un obiettivo secondario o straordinario) – si associa  una  mancanza di sensibilità  diffusa verso quelle che sono le normali azioni di valorizzazione e di corretta gestione di tessuti urbani delicati come quelli  dei centri storici.

In  alcuni  casi,  in  mancanza  di  validi  strumenti  di  controllo  e  di  regole  si assiste ad un allentamento della vigilanza alle trasformazioni sul tessuto urbano storico giustificato paradossalmente – e drammaticamente -quasi dal non voler bloccare le poche iniziative di tipo privato che rappresentano, in un depauperamento urbano ed economico generale,  note di dinamismo locale da assecondare e non da ostacolare anche quando queste sono palesemente poco rispettose rispetto al contesto urbano di riferimento.

In questi centri storici, il progressivo e significativo fenomeno di abbandono della popolazione, si è soprattutto manifestato in alcune  forme:

  • abbandono del nucleo storico (generalmente in collina) e trasferimento nella parte bassa che rappresenta solitamente l’area di recente espansione urbana del territorio e che ha conquistato una  recente centralità oltre che a godere di una migliore accessibilità
  • abbandono definitivo e trasferimento in altra area urbana italiana o estera, soprattutto legata a motivi di lavoro. I fenomeni comuni dell’abbandono sono i seguenti:
  • bassissima % di occupazione delle abitazioni (circa il 30%)
  • scomparsa e progressiva chiusura di attività commerciali e artigianali, per cui i residenti dei centri storici sono obbligati a cercarli in altre parti dell’abitato con conseguenti disagi soprattutto se, nello specifico, consideriamo gli anziani  che rappresentano  quasi sempre la fascia di popolazione che resta e vive nel centro storico. A tutto ciò si aggiunge un atavico ritardo nella definizione di una strategia di valorizzazione e di rivitalizzazione che non trova nella dimensione politica locale e sovralocale la sede naturale per un improrogabile approfondimento e una necessaria programmazione di strumenti, misure e azioni – soprattutto di tipo finanziario – utili per salvaguardare attivamente i tessuti edilizi identitari di queste comunità locali. D’altro canto le amministrazioni locali, al fine di preservare la natura tipologica del tessuto insediavo si sono impegnati in una salvaguardia passiva approvando nella maggior parte dei casi il Piano di recupero che pur costituendo un fondamentale  strumento di programmazione degli interventi ammessi sul tessuto edilizio non si sono rivelati capaci invece, in mancanza di incentivi finanziari, di implementare ed innescare dinamismi di rivitalizzazione e di valorizzazione.

 

Il sistema agricolo

Lo sviluppo rurale integrato: una premessa indispensabile.

Lo sviluppo delle aree rurali non è più da intendersi in modo matematico. L’agricoltura  di tali aree non ha le condizioni intrinseche per competere con quella delle aree più forti; deve quindi  seguire strategie alternative,  quali la qualità, la gestione e valorizzazione dell’ambiente, la tipicità, fornendo così fonti alternative di reddito e favorendo la permanenza delle popolazioni rurali. Lo sviluppo rurale deve quindi essere riconsiderato in modo integrato con tutti i comparti produttivi, rafforzando il ruolo multifunzionale dell’azienda agricola come centro del sistema rurale. Il comparto agricolo nell’area del  Mercurion  risponde ad una serie di funzioni primarie e derivate di notevole importanza.

L’agricoltura garantisce quindi:

  • la presenza umana come prima condizione per garantire un presidio  ambientale di tali zone
  • le imprese agricole quale premessa per la salvaguardia di un patrimonio rurale irrepetibile quanto a tradizioni, cultura, paesaggio, prodotti tipici
  •  il patrimonio rurale come vero e proprio  prodotto turistico complementare al bene-Parco

Pur rivestendo questa pluralità di funzioni, il comparto agricolo si trova di fatto compresso tra la realtà turistica della costa e quella ambientale dell’entroterra, dove nelle aree demaniali la convivenza non appare sempre facile. L’agricoltore, invece dovrebbe esser considerato a  tutti gli effetti il garante dell’integrità del territorio, in quanto è proprio il territorio la sua prima risorsa, la sua casa, la sua impresa e tale ruolo di presidio attivo dovrebbe poter essere riconosciuto in modo semplice e diretto. E’ un processo di codifica di un ruolo storico dell’impresa agricola montana, ruolo messo in disvalore dai processi culturali degli anni dello sviluppo industriale e che ora  torna al territorio attraverso un processo di legittimazione esterna. Non solo l’impresa agricola  provvede alla corretta manutenzione dei terreni agricoli e boscati, delle strade interpoderali, ma soprattutto garantisce  la presenza di un punto di riferimento per le piccole comunità disperse  nelle frazioni. Quale custode attivo del territorio, l’imprenditore agricolo  deve vedersi riportate  quelle competenze e quei corretti metodi di intervento  che hanno costituito nei secoli la cosiddetta “buona prassi” di gestione delle aree rurali , cioè il patrimonio consolidato di usanze e tradizioni della gente di montagna.

Il sistema artigianale

Non esistono vere e proprie attività artigianali legate al settore storico-artistico, ma l’artigianato è legato spesso alla produzione di prodotti tipici la cui tradizione  si tramanda magari da generazioni: produzione di formaggio,  ortaggi,olio di oliva e miele. La presenza diffusa di piccole realtà artigianali garantisce il mantenimento di forme di reddito e occupazione alla popolazione locale e aiuta a mantenere viva la preziosa rete di relazioni umane e professionali sul territorio. L’artigianato è un settore a cui si guarda con attenzione per le potenzialità che esprime  anche in termini di potenziali sbocchi sul mercato: i gusti dei consumatori,dopo gli anni della standardizzazione e della globalizzazione, adesso segnalano una crescita nella richiesta di prodotti artigianali, tipici, tradizionali. La situazione attuale del comparto artigianale vede operare accanto a realtà produttive tradizionali, alcune piccole imprese legate a settori diversi come quello dello sport (rafting) la cui presenza è la conseguenza della forte spinta alla modernizzazione degli anni passati che ha portato alla scomparsa di alcune attività artigianali storiche, sostituite da nuove perché ritenute più economiche, senza tenere conto del contesto naturale e ambientale del luogo. 

Azioni di intervento del PISL

Rapporto con gli insediamenti

La programmazione del PISL  intende dar luogo ad un complesso di azioni,strettamente coerenti e  correlate tra loro che convergono verso un comune indirizzo di sviluppo del territorio, giustificando un approccio attuativo unitario.Gli interventi volti a dare attuazione al PISL sono peraltro molteplici, andando ad incidere su tutte le componenti locali che insieme concorrono a dar vita ad un insieme territoriale localizzato di beni comuni producendo vantaggi collettivi non divisibili e non appropriabili privatamente. Ciascuno dei cinque interventi proposti  contribuisce quindi congiuntamente  al raggiungimento dello stesso fine.Considerando la vocazione turistica  che contraddistingue il contesto in esame, l’obiettivo strategico individuato è finalizzato a potenziare, organizzare e qualificare ulteriormente, in maniera integrata – per quanto attiene le risorse- e sinergica – per quanto riguarda i cinque soggetti promotori- la proposta di sviluppo del PISL.Le varie iniziative sono divise in due classi di intervento a loro volta complementari ed integrate tra loro:

  • Intervento su  edificio storico.

In questo progetto si prevede il recupero del manufatto storico  nel rispetto della strutturazione dell’edificio medesimo con utilizzo di materiali e tecniche costruttive  assimilabili a quelle preesistenti. Si prevede utilizzo di materie  naturali presenti nell’area.

  • Intervento su tessuto  urbano  storico.

Queste iniziative prevedono il recupero e la rifunzionalizzazione degli antichi tracciati viari che sono in seguito alla urbanizzazione  diventati  armatura urbana. In molti casi i tracciati collegavano le medesime realtà  insediative presenti lungo  i percorsi di attraversamento dell’appennino  calabro. Anche per questa ipotesi di intervento si prevedono utilizzo di materie da reperire in loco e uso esclusivo di  materiale architettonico di recupero (o, dove non utilizzabile, di materiale proveniente dalla stessa area geografica) e fedele ricollocazione degli elementi strutturali. Si deve portare inoltre avanti la conservazione delle  tracce del vissuto (intonaci originali, tracce del tempo, testimonianze sedimentate, etc.)..

Si prevede il  recupero di spazi, strutture degradati e dismessi, di valore ambientale-naturalistico e  storico-architettonico, allo scopo di realizzarvi attività d’interesse sociale-economico-culturale. (Tali iniziative oltre ad essere finalizzate ad miglioramento della qualità della vivibilità degli spazi naturali presenti nell’ambito, si pongono anche lo scopo di  recuperare la memoria storica dei luoghi, degli usi del territorio e delle tecniche di gestione e conservazione della risorsa naturale, sviluppando in tale modo il senso di appartenza della comunità locale a quei luoghi e quindi contribuendo a favore di una maggiore coesione sociale);  Il miglioramento della rete  viaria interna ai borghi e la messa in sicurezza dei medesimiLa valorizzazione delle risorse ambientali saranno coordinate con le iniziative già esistenti nell’area, attraverso la realizzazione di nuovi spazi verdi, programmi di prevenzione e difesa del dissesto idrogeologico, di uso alternativo di fonti energetiche di tipo sostenibile ed a basso impatto ambientale;

Questo approccio strategico individua idealmente un proprio filo conduttore  in grado di evocare, sotto il profilo reale,  la composizione concreta delle dinamiche urbane dei centri dell’alto medioevo, ed anche  le differenti  tessere che insieme compongono il lavoro  del PISL.

  • Valorizzazione ed attività complementari

I centri storici che caratterizzano i  comuni di questa area territoriale conservano – nella loro unicità- un indiscusso valore ambientale e testimoniale; essi appartengono quasi nella totalità dei casi a comuni cosiddetti “minori”, molto spesso  montani e caratterizzati da un progressivo fenomeno di spopolamento e abbandono, particolarmente inquietante se analizzato poi rispetto alla crescita imponente della fascia di popolazione anziana che normalmente vi risiede.  Questi centri storici hanno perso gradualmente, oramai da anni, la loro funzione principale di luogo di attività di servizio e di artigianato (fino alla fine degli anni sessanta rappresentavano il cuore pulsante della comunità locale). Ricadono in zone sismiche  a pericolosità medio-alta, e con gravi dissesti idrogeologici diffusi su gran parte del territorio – e da qui anche la necessità urgente di una loro messa in sicurezza adeguata oppure come nel caso del vecchio borgo di Laino Castello l’abbandono completo. In questi centri storici, il progressivo e significativo fenomeno di abbandono della popolazione, si è soprattutto manifestato in due forme:  -abbandono del nucleo storico (generalmente in collina) e trasferimento nella parte bassa che rappresenta solitamente l’area di recente espansione urbana del territorio e che ha conquistato una  recente centralità oltre che a godere di una migliore accessibilità -abbandono definitivo e trasferimento in altra area urbana italiana o estera, soprattutto legata a motivi di lavoro. I fenomeni comuni dell’abbandono sono i seguenti: – bassissima % di occupazione delle abitazioni (circa il 30%)- scomparsa e progressiva chiusura di attività commerciali e artigianali, per cui i residenti dei centri storici sono obbligati a cercarli in altre parti dell’abitato con conseguenti disagi soprattutto se, nello specifico, consideriamo gli anziani  che rappresentano  quasi sempre la fascia di popolazione che resta e vive nel centro storico.  Del resto il centro  storico viene, sempre di più, a caratterizzarsi come un’area residenziale/dormitorio. – uno stato manutentivo e conservativo scadente dei tessuti edilizi (sismicamente e staticamente quasi sempre non adeguati) che, insieme all’incuria, sembra legato soprattutto all’errata convinzione – ma purtroppo diffusa tra gli stessi proprietari – che un patrimonio di tal tipo non costituisca una risorsa economica.

Il  tentativo del PISL  è quello di invertire le tendenze sopra descritte e di  promozione di un reale coinvolgimento dei cittadini nei processi di partecipazione condivisa sulle trasformazioni e valorizzazioni del centro storico; inoltre si vuole avviare  l’attivazione, attraverso la messa in  rete tra amministrazioni comunali, di forme varie di  governance volte a ricostituire le identità territoriali e l’integrità fisica dei centri storici.

Strategia di sviluppo e qualificazione della offerta del PISL

L’analisi della situazione attuale, delle tendenze in atto e l’analisi SWOT condotte in

relazione all’ambito di intervento, hanno condotto, alla determinazione di una strategia di

sviluppo per l’ambito di studio, incentrata fondamentalmente sull’obiettivo principale di

organizzare e valorizzare il patrimonio locale e le sue risorse, affinché tale elementi

diventino il punto di partenza di un nuovo modello di  sviluppo di tipo integrato e

sostenibile del territorio.

Punti di forza Punti di debolezza
  • Valenze degli insediamenti storici
  • Collegamenti e reti di servizi
  • Valenze paesaggistiche
  • Scarsa accessibilità alle direttici principali e ai
  • Comuni interni
  • Inadeguatezza delle infrastrutture viarie
  • Parco del Pollino
  • Assenza di una politica di coordinamento

settoriale

Opportunità Rischi
  • Sviluppo del  turismo  montano
  • Impossibilità di soddisfare la richiesta turistica  a breve termine
  • Creazione di offerta culturale
  • Scarsa propensione a “fare sistema” da parte dei soggetti titolari di impresa
  • Sviluppo albergo diffuso

Analisi di SWOT

Si intende quindi stimolare è favorire l’avvio e lo sviluppo di un processo di trasformazione sociale ed economica del territorio che permetta di superare la fase di degrado ambientale e sociale, l’isolamento culturale e la perdita di identità, attivando e facendo emergere nuove opportunità di sviluppo economico e sociale a beneficio della popolazione residente e delle sue attività economiche. La strategia di sviluppo sostenibile proposta deve innanzitutto misurarsi con i fattori casuali e strutturali che hanno determinato all’interno dell’ambito di studio, quella  situazioni di criticità  e di debolezza che hanno compromesso le capacità competitive dell’ambito e determinato le situazioni di iniziale sofferenza delle componenti ambientali sociali ed economiche, evidenziate dalla analisi SWOT.

Partendo da tale presupposto, la strategia di sviluppo che si dovrà adottare, dovrà quanto minimo garantire una riduzione degli elementi di criticità che hanno dato luogo alla manifestazione di iniziale disagio socio-economico prima evidenziate e pertanto conseguire quindi i seguenti obiettivi generali:

– garantire una maggiore connessione ecologica tra i territori presenti nell’ambito;

– garantire una maggiore protezione del territorio contro il dissesto idrogeologico.

– valorizzare e rendere fruibile in modo integrato il patrimonio locale;

– incrementare l’attrattività del territorio verso imprese e nuovi residenti;

Proporre la diffusione dell’albergo diffuso come elemento di traino economico

– Innovare, integrare e qualificare il sistema produttivo locale;

– organizzare una comunicazione integrata per dare visibilità al territorio e alle sue

risorse;

Allo scopo di meglio descrivere la strategia che si intende promuovere si ritiene opportuno analizzarla secondo un preciso modello di analisi in cui verranno descritti: gli strumenti, l’oggetto e le priorità della strategia adottata.

Strumenti utilizzati per l’attuazione della strategia

Il complesso dei fattori che determinano le opportunità e le minacce  evidenziate nell’analisi SWOT ed il processo di trasformazione in grado di determinare lo sviluppo socio economico dell’ambito, non possono essere che attuati da un processo di tipo partecipativo che coinvolga sia i soggetti pubblici compenti, sia i soggetti privati portatori di interessi diffusi.

Soltanto attraverso un modello di sviluppo di tipo partecipativo, dove ogni soggetto mette a disposizione la propria esperienza e capacità, è possibile infatti fare emergere i veribisogni del territorio, superare le criticità  che ostacolano i processi di sviluppo, e soprattutto trovare quelle intese che permettono di dare concretezza ed attuazione ai processi di trasformazioni socio-economico.

La proposta adottata dal presente programma integrato prevede infatti la partecipazione al processo progettuale di sviluppo, di tutti i soggetti interessati operanti sul territorio dell’ambito: sia dei soggetti pubblici istituzionali, sia di soggetti privati (associazioni di categoria, singoli privati ecc..) La proposta prevede che ciascun soggetto partecipante contribuisca al processo di sviluppo mettendo a disposizione le proprie competenze e le proprie risorse, al fine di realizzare un sistema integrato capace di valorizzare sinergicamente le risorse presenti sul territorio e dare maggiori opportunità di sviluppo sostenibile ai soggetti che vi risiedono, attraverso la promozione e la riqualificazione delle risorse ambientali, l’uso delle risorse energetiche alternative, lo sviluppo di nuove attività economiche legate ad uno uso sostenibile della risorsa ambientale;

Attraverso il contributo condiviso e partecipativo dei vari soggetti attivi presenti nell’ambito, si potranno pertanto coniugare gli obiettivi strategici di sviluppo proposti dal programma e la minimizzazione degli impatti ambientali e sociali derivanti dai processi di trasformazione. Tale sintesi non potrà che determinare favorevoli benefici a vantaggio si  dei residenti,  che delle imprese esistenti e di nuovo impianto presenti nell’area.

Il presente programma si pone come obiettivo principale la valorizzare le risorse naturali e culturali presenti nell’ambito, in quanto ritiene che se tali risorse siano opportunamente valorizzate, possono costituire una rilevante risorsa economica per il territorio soprattutto in una prospettiva di sviluppo turistico dello stesso. Tale processo di valorizzazione deve passare però attraverso una gestione più efficiente delle risorse locali orientata secondo i criteri di sostenibilità territoriale e di maggiore rispetto verso l’ambiente.

A tale proposito il presente programma intende valorizzare le risorse del territorio attraverso la partecipazione sinergica di tutti gli operatori che vi lavorano, in quanto ritiene che soltanto attraverso il coinvolgimento di tutti soggetti attivi è possibile crea le condizioni necessarie per uno sviluppo sostenibile e condiviso del territorio.

Fin dagli anni ’90 si è manifestata un’attenzione crescente verso le problematiche dello sviluppo sostenibile e più in generale verso le problematiche ambientali ed ecologiche nella pianificazione urbanistica. Oggi la sempre più diffusa attenzione ai problemi ambientali richiede un maggior sforzo di adeguamento  attraverso varie attività che interagiscono con la stesura medesima del progetto.

Lo spazio dei centri storici risulta  subordinato alla qualità del suo contesto e comprende anche ciò che resta inalterato dell’ambiente naturale di sua pertinenza. La qualità degli spazi pubblici, dei paesaggi urbani creati dall’uomo, dell’architettura e dello sviluppo urbano svolgono un ruolo fondamentale nelle condizioni di vita della popolazione. Inoltre, come fattore “morbido” di localizzazione, gli spazi pubblici sono importanti per il turismo, per attrarre gli affari dell’industria culturale ed una manodopera qualificata. In questo modo, l’interazione tra l’architettura del patrimonio e la pianificazione urbanistica, le sue politiche e le azioni associate, deve intensificarsi per poter creare e conservare così spazi pubblici attraenti ed umani ed ottenere alti standard di qualità  per l’ambiente di vita nel contesto dei centri storici.

Il PISL cerca di  facilitare un adeguato equilibrio tra la preservazione del patrimonio architettonico ed immateriale (artigianato, musiche tradizionali) e lo sviluppo sostenibile ed adeguato dei centri storici, con il fine di renderli partecipi dello sviluppo che l’insieme degli spazi che  godono. Si vogliono approfondire i conflitti che possono sorgere da una rivitalizzazione urbana di tipo sociale (inclusione sociale), culturale ed economico, con una conservazione adeguata del patrimonio, visto come un’altra fonte di opportunità e di futuro.

Considerazioni finali

Il PISL del Partenariato dell’area Mercurion si raccorda in via prioritaria con i Piani  Territoriali ed i Programmi di sviluppo esistenti .

L’attenzione del PISL si concentra sugli obiettivi relativi agli interventi programmati in ambito storico-architettonico, quale volano per lo sviluppo territoriale.

Obiettivo specifico è la valorizzazione delle risorse  culturali  e naturali , con implicazioni relative allo sviluppo di nuovi prodotti turistici  in grado di  rispondere alle esigenze di rilancio dell’economia locale, nonché in grado di implementare la qualità complessiva dell’area, anche attraverso percorsi di certificazione ambientale.

La sinergia tra le misure e le azioni mira a creare un territorio a qualità globale, dove la qualità dell’ambiente sia coniugata alla qualità della vita ed alla sostenibilità economica e si creino quindi reali possibilità di  sviluppo locale, crescita economica e creazione di nuova occupazione.

Il programma sottolinea come gli antichi borghi possono  svolgere un ruolo preponderante nel processo di sviluppo rurale e come  le zone contraddistinte da elevata qualità ambientale potranno godere di maggiori vantaggi competitivi.

Metodo operativo

Ricostruire il legame virtuoso tra borghi antichi, condizioni ambientali e sviluppo economico 

La presente indagine vuole rappresentare  gli indirizzi di metodo per il progetto  di recupero delle aree ed i relativi edifici  inseriti nel PISL  e riporta le motivazioni da cui essa  muoveche  attribuisce particolare rilevanza al recupero dell’ambitolocale  e della vita urbana,oltre che  il  rapporto tra questa e gli abitanti.  Il presupposto di partenza è quello di indicare le  aree urbane ed antiche incluse nel  PISL Mercurion come bene culturale ed economico che la società locale intende conservare e tramandare a quella futura in quanto territorio di diffusa autenticità.Questi antichi nuclei hanno  conservato nel tempo il disegno urbanistico originario incardinato all’orografia  ed all’asperità dei luoghi, con le vie, i vicoli e gli insediamenti organizzati   intorno agli  edifici  più rappresentativi ed alle chiese, nonché gli elementi materici originari e laleggibilità del borgo medievale, offrendo, anche per la particolare morfologia del terreno sul quale sorgono ,suggestivi scorci prospettici percepibili sia dagli spazi urbani (vicoli, slarghi, piazze e piazzette) interni al centro che dai punti di accesso  dal territorio  su cui esso è posto. Questi  aggregati , con le relative pertinenze nel loro insieme, costituiscono un quadro di grande rilevanza storicoarchitettonico, realizzando un  suggestivo scenario urbano e  paesistico.Per tale motivo è stata elaborata l’idea forza del PISL che si  esplicita in:

Incrementare la competitività creando un sistema equilibrato che, mirato alla valorizzazione economica delle aree  del  Mercurion  e quindi delle tradizioni ed identità locali (storiche,culturali, sociali, turistiche, naturali, rurali, artigianali), si alimenti di legami virtuosi tra condizioni  storiche ed ambientali, sviluppo economico e benessere sociale“.

Inoltre le presenti raccomandazioni vogliono  evitare atteggiamenti unicamente  vincolistici ma definire  una reale proposta operativa di intervento per porsi come punto di partenza per raggiungere l’obiettivo di far seguire allo sviluppo “quantitativo” dei nuclei urbani un coerente e parallelo sviluppo “qualitativo”, mediante il coordinamento degli interventi edilizi e la realizzazione  degli  elementi architettonici, in grado di  ridefinire l’immagine delle aree urbane. Tale “processo” permetterà sicuramente di ottenere un adeguato miglioramento del “costruito”, attraverso il controllo e l’indirizzo delle operazioni da svolgersi nelle stesse aree urbane. Si potrà, in tal  modo, ottenere  conservazione nella trasformazioneproponendo  una rilettura  condivisibile delle tradizioni locali per quanto riguarda il costruito esistente.

Politiche di intervento

Le politiche  di intervento possono essere interpretate come:

  • Rigenerare il notevole patrimonio edilizio costituito dalle preesistenze storiche e dalle suggestioni culturali indotte dagli antichi percorsi ed aree urbane annesse.
  • Riconnettere il nucleo antico , storicamente debole, con la nuova  edificazione e la nuova armatura urbana.
  • Ricentralizzarei nodi costituiti dal sistema delle emergenze edilizie  che si relazionano attualmente mediante un reticolo di vie e trame urbane in degrado.

Il progetto dovrà mirare all’individuazione di una serie di azioni e di opere da realizzarsi in un’ottica di riqualificazione urbanistica complessiva del territorio in oggetto, sia sotto il profilo dell’architettura urbana sia dal punto di vista del rapporto tra spazio pubblico ed attività private ricollocando le funzioni urbane utili alla riconfigurazione del nucleo storico mediante interventi puntuali.

Le idee proposte dovranno puntare a trasformare i centri urbani  attraverso l’individuazione di nuovi rapporti tra gli spazi  da rigenerare ed i fruitori degli stessi, arricchendo l’area di elementi  tali da  rafforzarne l’identità  e definirne  la riconoscibilità nei percorsi e nelle connessioni con il tessuto esistente.I criteri relativi alle priorità d’intervento sul tessuto storico  possono essere individuati attraverso:

–       la praticabilità dell’intervento in relazione ai tempi, ai modi di attuazione e alle risorse finanziarie disponibili;

–       l’esemplarità degli interventi in relazione alla possibilità di utilizzo dei progetti ;

–       l’urgenza degli interventi per la soluzione di situazioni di disagio sociale e degrado fisico;

–       il significato degli interventi in relazione al recupero della centralità funzionale e culturale del centro storico nel quadro urbano complessivo;

–       l’opportunità degli interventi di riqualificazione  degli spazi contigui di relazione tra il centro storico e la nuova  edificazione  ai fini del recupero medesimo;

–       l’opportunità di privilegiare gli interventi in tessuti complessi che comprendano attività abitative, produttive e di servizio al fine di stimolare la vitalità delle aree;

–       l’opportunità di privilegiare gli interventi che favoriscano l’integrazione sociale.

Indicazioni generali  

Il PISL è di tutti i cittadini

E’ stato attivato un processo partecipativo con la  comunità, verranno coinvolti gli adulti, i bambini e gli anziani e affrontati con loro i problemi più sentiti del vivere nei centri urbani  per trovare insieme le opportunità migliori per risolverli. Saranno aiutati a riscoprire l’identità dei luoghi, per  accrescere  l’affezione della comunità nei confronti della parte storica del paese, per  riportarela vita dove ora vi è abbandono e degrado.

I presenti criteri e prescrizioni evidenziano alcune specifiche cautele da tenere presenti nella gestione delle trasformazioni che riguardano le aree in oggetto, tenendo conto dei particolari caratteri e valori storici, documentali, architettonici e paesaggistici che le connotano. Sono quindi mirati a porre l’attenzione su alcuni aspetti ed alcune tipologie d’intervento considerati particolarmente significativi rispetto alle finalità generali di tutela e valorizzazione nonché alle specificità dell’area. Le indicazioni del presente documento, seppur necessarie, non sono da ritenersi esaustive rispetto alla dovuta conoscenza dei manufatti su cui si è  chiamati ad operare in aree appartenenti a perimetrazioni storiche, a maggior ragione nei casi di interventi più radicali per i quali le istituzioni potranno sperimentare sul tessuto storico l’utilizzo di linguaggi architettonici non tradizionali.

Gli interventi di rigenerazione consistono nella riqualificazione dell’ambiente costruito, attraverso il risanamento del patrimonio edilizio e degli spazi pubblici, la riorganizzazione dell’assetto urbanistico, attraverso il recupero e/o la realizzazione di urbanizzazioni primarie e secondarie integrate alla residenza esistente  ed alle altre attività di servizio, il miglioramento della qualità ambientale, la promozione dell’occupazione e dell’iniziativa imprenditoriale locale ed infine  il contrasto all’esclusione sociale.

Il programma sarà elaborato con la partecipazione attiva degli abitanti, finalizzata a garantire interventi che rispondano ai loro bisogni, desideri e aspettative, a migliorarne la qualità della vita e la sicurezza, specie con riferimento ai bambini, agli anziani e ai diversamente abili. Poiché i programmi di intervento PISL attiveranno investimenti  di natura privata  nell’ambito dell’indotto urbano si ritiene utile  puntualizzare  modalità e consigli ai quali i cittadini potranno  adeguarsi:

 Consigli utili:

  • Osserva bene il tuo edificio per individuare le diverse possibilità di lavorazione
  • Ricordarsi che recuperare qualsiasi cosa porta al risparmio, quindi verifica le possibilità di recupero
  • Passeggia nel tuo centro storico e guarda le tonalità dei colori predominanti
  • Informati sulle passate lavorazioni locali
  • Fai sempre una documentazione fotografica preventiva
  • Consulta maestranze del posto: falegnami, fabbri, muratori, ecc.

L’individuazione e valorizzazione dei luoghi pubblici e degli spazi aperti risulta strategica per la riqualificazione dell’intero nucleo urbano.  Ferma restando la validità e l’efficacia dell’insieme di iniziative previste, gli effetti riqualificanti del recupero urbano  degradato risulteranno assai più incisivi se accompagnati anche da una valorizzazione degli spazi pubblici come piazze, parcheggi, aree verdi, stradecon particolare attenzione alla pavimentazione ed  alle cromie.

Pertanto sono stati individuati luoghi ritenuti strategici o di particolare rilevanza per l’ambito urbano, proponendo interventi di rinnovo, integrazione, riqualificazione recupero tali da offrire una rigenerazione che possa incidere positivamente per l’intero nucleo urbano.

Per facilitare l’azione di intervento dei progetti PISL viene attivato un “fascicolo degli elementi architettonici” per una omologazione progettuale tale da rendere riconoscibili gli interventi proposti.Il fascicolo degli elementi architettonici  è un abaco frutto di una selezione ragionata di tutti quegli elementi, appartenenti alla cultura materiale locale, ritenuti adeguati  per essere utilizzati all’interno del centro storico.

Consigli pratici 

Non si tratta di una puntualizzazione prescrittiva  ma la loro semplificazione in schemi generali.

L’intento di questo studio  è in primo luogo quello di fornire un abaco di riferimento che possa assicurare da unaparte la conoscenza della tradizione architettonica locale e dall’altra una rosa di proposte alle quali potersi riferire.  In secondo luogo il PISL può diventare uno strumento utile per poter operare all’interno del centro storico potendo disporre di indicazioni generali sulla base delle quali poter elaborare proposte progettuali personali senza naturalmente rinunciare alla propria individualità creativa.

Non si tratta perciò di uno strumento rigido al quale il singolo soggetto PISL si deve scrupolosamente attenere, ma di uno strumento propositivo ed aperto  per la  gestione qualitativa degli interventi all’interno delle aree urbane.  Gli stessi interventi programmati attiveranno investimenti privati   ed avranno una funzione di volano per  gli antichi insediamenti.

 

Impariamo dagli antichi:

 

consigli

Prestare attenzione ai dettagli e puntualizzare con rigore progettuale gli  elementi costruttivi nuovi  non significa necessariamente rinunciare alla comodità delle abitazioni moderne. Costruire nel rispetto della lunga tradizione, che ha solide ragioni tecniche, assicura la tutela dei nostri centri storici e dà un valore inestimabile al tuo edificio.

Per tale motivo  il partenariato ha attivato il “fascicolo degli elementi architettonici”  che non è altro che  una sorta di decalogo  da condividere con i  cittadini per una corretta consapevolezza  urbana e potrà essere via via arricchito ed implementato con il contributo delle esperienze che verranno fuori nelle  diverse realtà.

Sintesi: 

  • Tracciati ed allineamenti.

Al fine di conservare gli aspetti di rilievo urbano dovranno essere salvaguardati i tracciati esistenti, le sagome generali  degli edifici, i fili stradali, gli allineamenti e i fronti degli edifici, fatte salve eventuali eccezionali esigenze di interesse pubblico  quali la rimozione di superfetazioni e simili. Dovrà essere garantita la leggibilità del comparto urbano attraverso la salvaguardia dei coni ottici e delle particolari viste panoramiche, percepibili dagli spazi di pubblico godimento.

  • Interventi sugli spazi pubblici.

Sono da valutare attentamente  interventi eccessivamente  invasivi tali da pregiudicare la caratteristica materica e morfologica delle strade e delle piazze.

  • Colore e finiture esterne.

Per quanto riguarda la scelta del colore si utilizzeranno  delle tonalità ispirate alle terre naturali,ed ai materiali naturali, cromie particolari possono essere utilizzate unicamente negli elementi tecnologici.

Il PISL dovrà essere:

  • Veloce da costruire, semplice e di immediata applicazione
  • Un’occasione di crescita per tutti
  • Condiviso con la popolazione
  • Un’occasione di sviluppo e di rigenerazione urbana

Casa M

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Elezioni Consiglio Ordine Architetti, Paesaggisti, Pianificatori e Conservatori della provincia di Cosenza – 2013/2017

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Il gruppo “PROGETTO APERTO COSENZA 2013” si presenta in una prospettiva di rinnovamento del ruolo e del significato dellʼOrdine provinciale attraverso un documento programmatico. Esso ha carattere aperto per accogliere istanze, proposte e suggerimenti volti a promuovere un confronto il più ampio possibile tra gli iscritti e rappresentare le diverse competenze della professione. Negli ultimi anni svariati provvedimenti di natura legislativa hanno modificato i compiti e i ruoli di diverse professioni orientando gli ordini da enti di rappresentanza del professionista ad associazioni di categoria con compiti burocratici di vigilanza dellʼetica professionale a tutela del cittadino. Contemporaneamente sono state tralasciate, anche dagli Ordini, le prerogative di promozione culturale verso una società ed un territorio in continua trasformazione. Tutto ciò ha portato al decadimento identitario dellʼarchitettura come strumento di crescita collettiva.
Altri provvedimenti attuati negli ultimi due decenni hanno favorito un modello di committenza pubblica interessata unicamente alla qualità del progetto come mero espletamento di una successione di pratiche burocratiche, con lʼarchitetto singolo professionista che ha dovuto piegarsi davanti a meccanismi che di fatto hanno protetto le grandi società di ingegneria, affidando a questʼultime ampi settori di mercato.
Il risultato è oggi quello che il singolo professionista è escluso dal mercato del lavoro. Nel particolare momento di crisi strutturale che investe la società oggi più che mai è necessario uno sforzo collettivo per rilanciare la rappresentatività dellʼarchitetto al fine di incidere sui processi di trasformazione della città e del territorio promuovendone la salvaguardia con la qualità del costruito.
La candidatura del gruppo “PROGETTO APERTO COSENZA 2013” da spazio all’assunzione di responsabilità veicolando una nuova partecipazione e conoscenza, affinché l’architettura dei nostri territori e nei nostri territori possa divenire il principale strumento per ri-attivare, ri-qualificare, ridare dignità.
Il tentativo è quello di immaginare e disegnare un Ordine professionale diverso, capace di ristabilire un rapporto di fiducia e utilità con i propri iscritti, eliminare la disaffezione contratta negli anni e, soprattutto, renderlo funzionale al fine di sostenere e tutelare la nostra dignità professionale e la collettività intera.

Il programma

http://progettoaperto.wix.com/progettoaperto013#!punti-programma/c17nz

I candidati

http://progettoaperto.wix.com/progettoaperto013#!candidati/c10fk

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Il sogno infinito di Guerino Galzerano

Le architetture di Guerino Galzerano  lentamente si dissolvono nell’incuria e nel disinteresse  della nostra opulenta società contemporanea.

“Architecture without Architects” è la celebre mostra di architettura organizzata al MOMA di New York nel 1964 da  Bernard Rudofsky in cui si proponeva  l’ipotesi  che  vi era  anche una architettura costruita senza gli architetti, sconosciuta nella struttura della sintassi  accademica ma  proposta  come  rurale, popolare e spontanea  che era al pari delle opere “ufficiali” elaborate con gli strumenti della cultura scolastica. Quello che più interessava del pensiero di Rudofsky era il concetto che poteva esserci una architettura elaborata  fuori dagli schemi accademici  ma che era ugualmente ascrivibile  alla storia dell’architettura. Guerino Galzerano   privo di  studi e strumenti didattici non conosceva Gaudì  né tanto meno l’espressionismo ma   aveva   i suoi  sogni  da realizzare, e per un lungo arco temporale  mette in pratica la sua immaginazione.

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Contadino nato agli inizi del ‘900  resta rinchiuso  per anni nel manicomio criminale di Aversa. Inizia a sperimentare le sue architetture oniriche  negli spazi antistanti il manicomio e quando  negli anni ’70 riesce ad uscire dal manicomio  ritorna al suo paese di origine e comincia a costruire la sua casa, il  suo giardino,  gli abitanti  del  piccolo borgo accettano che  sistemi alcuni spazi intorno al castello ed infine realizza nel cimitero  la  dimora per la sua morte.

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Immaginazione al potere è un celebre slogan  che era di moda nel  sessantotto e Guerino ha preso alla lettera lo slogan. Per tale motivo gli  riservò per tutta la sua vita  all’immaginazione la capacità di produrre  idee ed architettura.

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Concorso di idee per la riqualificazione del waterfront di Saline Joniche e la realizzazione di un Parco Naturale e Antropico – con Giorgia Musacchio, Santo Rizzuto, Diego Serra

La proposta progettuale si fonda sulla creazione di una vasta area, compresa tra i quattro nodi Officine-Saline-Liquichimica-Pentadattilo, da destinare a Parco naturalistico attraverso specifiche e mirate operazioni di restauro ambientale e del paesaggio…………

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………….Le finalità che hanno portato alla formulazione della proposta non hanno come obiettivo soltanto la salvaguardia dell’importantissimo territorio naturale, paesaggistico e ambientale, ma si propongono anche di creare e coordinare gli strumenti operativi necessari alla corretta e razionale gestione delle risorse ambientali esistenti. Questa si articola nella strutturazione di una rete che lega le caratteristiche ambientali alle diverse attività produttive, creando le condizioni affinché si avvantaggino i flussi turistici generati dai micro-attrattori territoriali. La strutturazione della rete avverrà sia attraverso l’intervento diretto sui singoli nodi e sia promuovendo il collegamento funzionale tra gli stessi.

Il nuovo Parco naturalistico privilegia inoltre il concetto di variabilità ed introduce nuovi fattori d’analisi e di fruizione dello spazio-tempo. Accanto a questa variabilità, esatto contrario dell’effimero, si stabilisce la condizione indispensabile per definire il campo di un gioco: il percorso e la dinamicità come elementi di sintesi progettuale. Al suo interno il parco è organizzazione di sistemi complessi analizzati attraverso il concetto di fluidità, ambito spaziale che genera la socializzazione degli individui e il rapporto con l’ambiente, luogo del dominio collettivo dove spettatori e fruitori, platea e scena, gioco e conoscenza, tendono a coincidere.

L’elaborazione tecnica del progetto di concorso è stata svolta attraverso un processo di pianificazione che non resta confinato nell’area di competenza delle Saline, ma inevitabilmente investe una molteplicità di ambiti esterni, in primo luogo le fiumare, poi le aree Grandi Officine ed infine il borgo di Pentadattilo.  Il processo di costruzione del Parco territoriale ha quindi comportato, fin dalle fasi iniziali, momenti di confronto con i sistemi territoriali del contesto.  Tale confronto ha dato luogo ad una vera e propria interazione poli-direzionale, poiché, come si è già ripetutamente osservato, la funzione sostitutiva che si è voluto proporre è quella di un apporto pluri-territoriale con l’area industriale di Saline Joniche, elemento baricentrico del Parco medesimo. Ciò vale soprattutto in quelle aree di bordo, soprattutto Sant’Elia, nelle quali si sono avute e si prospettano le più rilevanti trasformazioni ambientali ed urbane dell’intorno in funzione di una mancata pianificazione, cariche di effetti per le condizioni ambientali del progetto.

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Il progetto illustrato nelle tavole si caratterizza per alcune priorità immediatamente riconoscibili, atte a conservare la memoria del luogo, quali l’archeologia industriale e con l’inserimento di nuove volumetrie progettuali d’immediato riscontro visivo, per sopperire ai deficit della dotazione dei servizi generali. Si prevede più specificatamente la creazione di un complesso di strutture, all’interno di un Parco Naturale, nel quale possano essere illustrate le particolari caratteristiche del territorio in un “Museo del territorio e del mare”.

Lo sforzo progettuale è stato indirizzato da subito verso una soluzione dissonante ed eterodossa, che non pone le volumetrie del Parco come oggetti-barriera rispetto alla geomorfologia del contesto ambientale, ma tende ad esprimere uno spazio temporalizzato “in progress”, prosecuzione della natura circostante.

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Tutte le strutture dovranno avvalersi delle tecniche della bioedilizia e dovranno essere energeticamente autosufficienti. In particolare saranno provviste di impianti di produzione energetica e di impianti di recupero e riciclo delle acque meteoriche.   Inoltre il particolare ecosistema dell’area dei Pantani ha indirizzato la scelta verso la progettazione di un sistema territoriale in cui la natura ed il restauro di alcuni elementi del paesaggio rappresentino la parte essenziale e determinante della proposta.

E’ stato valutato lo stato di degrado e abbandono, le limitate possibilità di utilizzo di molti volumi industriali precostituiti, nonché la scarsa qualità costruttiva, architettonica e spaziale di molte preesistenze. Da un’accurata analisi si è optato per una selezione ragionata delle parti da conservare e/o demolire, al fine di lasciare ampi spazi liberi da destinare a parco e di poter dotare l’ area di adeguati servizi a scala territoriale.

l “Museo del territorio e del mare” ha origine proprio da questo conflitto di forze, da un lato un’industrializzazione, peraltro mai avviata, che ha rappresentato una ferita gravissima in un territorio con una vocazione lontanissima dall’industria chimica, dall’altra un ecosistema fragile rappresentato dalle fiumare, dai Pantani e dall’antistante mare ancora non compromesso nella sua struttura fisica.

La proposta del Parco Naturale ed Antropico vuole plasmare un sistema territoriale di aree protette che riesca a ricucire zone di territorio attualmente sconnesse ed assegnare alla natura un ruolo di traino e di sviluppo. All’interno del Parco abbiamo anche inserito un campo da golf, per ridare una naturalità diffusa a zone occupate in precedenza da manufatti industriali e per collegare l’area naturalistica dei Pantani con il Parco antropico previsto intorno al Museo del territorio e del mare. Il Parco dovrà essere punto di riferimento per la diffusione di politiche innovative per la conservazione delle risorse naturali e delle biodiversità relative a tutto il restante territorio regionale e nazionale.

Questo estremo lembo di penisola, con le fiumare ed i Pantani, rappresenta un’area “selvaggia” del sud italiano. Un territorio in cui la conformazione orografica dell’Aspromonte e la lontananza dai grandi centri urbani hanno favorito il permanere di grandi elementi di naturalità paesaggistica, condizione per una biodiversità di altissimo livello. Un autentico scrigno “wilderness” cui fanno da contorno antiche testimonianze urbane come Pentadattilo ed ampie zone di territorio con vegetazione del tipo macchia mediterranea, tutte inserite in un contesto naturalistico di straordinaria bellezza.

Il progetto elaborato vuole essere, nel contempo, strumento e luogo di conservazione del patrimonio storico e culturale dell’area in esame, in cui in modo originale natura e cultura si intrecciano in un indissolubile insieme di valori, nelle mille espressioni della cultura grecanica e nelle tradizioni che vivono nelle diverse realtà locali.

Queste ipotesi di lavoro si concretizzano attraverso la progettazione di specifici spazi, distribuiti secondo le esigenze generali che riguardano sia le aree dell’ex Liquichimica sia il territorio circostante:

  • il Parco;
  • l’area con le strutture di servizio relative al “Museo del territorio e del mare” nella parte est del lotto;
  • l’area di supporto alle attività connesse al porto turistico;
  • i percorsi nel parco, veri e propri elementi di raccordo;
  • le residenze;
  • la piazza, cerniera tra l’abitato ed il parco;
  • il campo da golf;
  • le officine grandi riparazioni;
  • Pentadattilo.

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House in Bellegra, competition, 2000, Bellegra (Roma)

New website

on line the new website!!

http://www.marcelloguido.com/

good surf,

good complexity!

Competition Children City, 2009, Frattamaggiore (Na)

Competition Za’abeel Park, 2009, Dubai

Competition Cultural Centre “Città Alessandrina”, 2007, Roma

Competition urban requalification, 2008, Salerno

Social Centre, 2009- under construction, Castiglione Cosentino (CS)

Competition Piazza San Leone, 2006, Catania

Competition for a new IUAV Building, 1999, Venezia

Nursing home, 2008, Rende (CS)

Competition Piazza Fera, 1997, Cosenza

Building apartments (5), 2010, Cosenza

Building apartments (4), 2009, Cosenza

Building Apartments (3), 2008, Cosenza

Social Centre for Albanian linguistic minorities, 1990-1993, San Giorgio Albanese (Cs), Italy

Pavilion, 1990-2007, San Giorgio Albanese (Cs), Italy

Piazza Antonio Toscano, (1997)1999-2001, Cosenza, Italy

first project:1997/second project:1999/end of works:2001

Turistic Centre: main building and bungalows, 1993-1995, Pescolanciano (Is), Italy

Building renovation: a social center for senior citizen, 1999-2002 San Giorgio Albanese (Cs), Italy

Building Apartments, 2004-2006, Cosenza, Italy

Museum of Horse, 2002-2006 Bisignano (CS), Italy

Apartments Tower, (2005) 2007-2010, Cosenza, Italy

Building Apartments (2), 2008, Cosenza, Italy

Service Center “Park Crista”, 1991-1993 Acri (Cs), Italy